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MAMMIFERI

Cinghiale

Sus scrofa meridionalis
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Suidae
Nome sardo:Sirbone

Origine zoogeografica: Paleartica.
Areale di distribuzione: Sardegna, Corsica. L’origine del cinghiale in Sardegna viene fatta risalire al rinsevaltichimento di popolazioni allevate per carne dall’uomo primitivo (neolitico). E' presente su quasi tutto il territorio, dalle zone costiere a quelle interne montane. E’ assente o occasionale nei Campidani di Oristano e Cagliari.
Identificazione: Rispetto alla specie nominale, il cinghiale sardo è più piccolo, ha una lunghezza totale di 100 - 120 cm e raggiunge un peso massimo di 70 -80 kg. nei maschi adulti. Ha una corporatura tozza e robusta, compressa lateralmente; zampe piuttosto corte e snelle con quattro dita per arto provviste di robusti zoccoli, di cui le due dita centrali poggiano a terra mentre quelle laterali restano sollevate. La forma del corpo, affusolata sia anteriormente che posteriormente con gli arti posteriori più corti degli anteriori, è tale da offrire la massima resistenza agli ostacoli e un avanzamento veloce nel sottobosco. La testa, molto grossa e di forma conica, termina in un grugno nudo provvisto di un disco calloso (grifo) in cui si trovano le narici; gli occhi sono piccoli; le orecchie grandi e dritte; il collo è corto e quasi non si distingue dalla testa. E’ dotato di potenti zanne (canini) molto più sviluppate nei maschi, quelle inferiori sono più lunghe di quelle superiori, entrambe sono rivolte verso l’alto a formare una pericolosa arma di difesa o di offesa che il cinghiale utilizza portando la testa dal basso verso l’alto grazie ai forti muscoli del collo. Il corpo è ricoperto di robuste setole che, lungo la linea mediana del corpo formano una specie di criniera; il mantello degli adulti ha una colorazione bruno nerastra o bruno grigiastra, spesso brizzolata di peli biancastri in modo particolare nella testa e nella gola. la coda, a differenza di quella del maiale domestico, è dritta e termina con un ciuffo di setole. Ha 12 mammelle.
Habitat: Il cinghiale è attivo soprattutto nelle ore crepuscolari e notturne, durante il giorno sosta nel sottobosco preferibilmente vicino a luoghi umidi. Vive di preferenza nelle zone boscose e nella macchia mediterranea, alternati a prati-pascoli. E’ un ungulato monogastrico perfettamente onnivoro, anche se predilige le ghiande, i bulbi e i tuberi delle piante erbacee. Non disdegna di frequentare le coltivazioni foraggere e i vigneti, causando anche notevoli danni alle colture. Con il «grifo» scava nel terreno lasciando tracce visibili del suo passaggio (le cosiddette “arature”).La specie ha un comportamento sociale e si costituiscono piccoli branchi, con esemplari di entrambi i sessi, formati da individui che hanno tra loro legami parentali e i piccoli dell’anno. I maschi adulti conducono generalmente, invece, vita solitaria.
Riproduzione: Il periodo riproduttivo è abbastanza variabile in relazione all’andamento climatico e alla disponibilità alimentare; generalmente si colloca in autunno (ottobre). I maschi adulti vanno alla ricerca delle femmine e scacciano sia i maschi giovani che più deboli, anche i piccoli vengono scacciati ma tornano al branco subito dopo l’accoppiamento. Poco prima del parto, la femmina si allontana dal gruppo per costruire un riparo in cui partorire, costituito da un semplice fosso in prossimità di anfratti, ricoperto di foglie e altro materiale vegetale. Le nascite avvengono dopo tre mesi e mezzo dalla fecondazione. Il numero medio di piccoli è di tre - quattro per parto, anche in relazione all’età della madre. Trascorso qualche tempo dal parto, la femmina ed i nuovi nati si riuniscono ad altre femmine, costituendo dei branchi multifamiliari che hanno anche funzione di aumentando in questo modo la protezione dei cuccioli. L’allattamento dura circa 3 mesi, nonostante i piccoli siano in grado di nutrirsi di vegetali già dopo un paio di settimane di vita. Caratteristico il mantello dei piccoli, con le evidenti striature longitudinali giallastre su un fondo rossiccio, dopo i tre mesi circa di vita, la colorazione tende ad uniformarsi e ad assumere un colore rossiccio più scuro che verrà sostituito dalla livrea degli adulti a circa un anno di età.
Fattori di minaccia: Gli esemplari adulti di questa specie non hanno nemici naturali se non l’uomo, attraverso la caccia, il bracconaggio ed il pascolo brado di suini domestici cui consegue l’inquinamento genetico e la trasmissione reciproca di epizoozie (peste suina, afta, etc.).
Status di conservazione: Specie non minacciata, negli ultimi anni ha conosciuto una notevole espansione.
Grado di protezione: L.R. 23/98. E’ una specie cacciabile


Coniglio selvatico

Oryctolagus cuniculus huxleyi
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Lagomorpha
Famiglia: Leporidae
Nome sardo: Conillu

Origine zoogeografica: Mediterranea
Areale di distribuzione: Il Coniglio selvatico è presente in Sardegna con la sottospecie Oryctolagus cuniculus huxleyi (Haeckel, 1874), introdotto dall’uomo in epoca romana nelle isole del mediterraneo e in gran parte dell’Europa. E’ diffuso, con consistenze differenti, su tutto il territorio regionale ad eccezione della Sardegna nord orientale (Gallura), in cui è raro o del tutto assente.
Identificazione: Più piccolo e chiaro della specie nominale, ha una lunghezza totale di circa 38-53 cm, le zampe posteriori lunghe, una colorazione della pelliccia prevalentemente grigia, spruzzata di bianco, che può variare anche dal rossastro, grigio-giallo-marrone sul dorso, il ventre e il sottocoda sono bianchi o biancastro. Si distingue dalla Lepre per il tronco più corto e meno slanciato, le orecchie e le zampe meno lunghe e la testa rotondeggiante. Le zampe anteriori risultano molto più corte degli arti posteriori.
Habitat: Vive nelle aree di pianura e collinari, raramente supera gli 800-100 m di altitudine; predilige terreni sabbiosi asciutti, cespugliati, ben esposti ed è frequente nelle zone costiere dunali. Si adatta bene anche ai boschi aperti, alle macchie, alle garighe, agli ambienti rocciosi e anche alle pinete. E’ una specie gregaria che forma gruppi coloniali di circa 10-15 individui per gruppo, con organizzazione gerarchica. Gli individui delle colonie scavano un complesso sistema di tane, fino ad una profondità di circa 3 metri, con svariate camere principali e secondarie, gallerie di connessione e più entrate ed uscite. Di abitudini notturne e crepuscolari, è prettamente erbivoro e si nutre di materiali vegetali di varie origini: piante erbacee, semi, bacche, cereali e ortive coltivati, cortecce e bulbi. Risente della presenza di elevati carichi di ovini e bovini e modifica la sua dieta adattandosi a specie erbacee meno appetite e nutrienti. Il coniglio, per le sue abitudini di vita, è soggetto periodicamente ad epizooie, mixomatosi ed epatite emorragica, che determinano veri e propri crolli delle popolazioni. In natura vive circa 8 – 10 anni.
Riproduzione: Raggiunge la maturità sessuale a 8 – 10 mesi. Nelle isole mediterranee gli accoppiamenti hanno luogo generalmente da febbraio a fine novembre, con una gestazione di circa 28-31 giorni ed una nidiata di circa 5 -12 piccoli, che a differenza dei leprotti, sono iinetti perché nudi e ciechi. I coniglietti si rendono indipendenti a 4-5 settimane. In una stessa annata possono aversi fino a 5 figliate, prevalentemente tra marzo e ottobre.
Fattori di minaccia: Pratiche agricole chimiche (uso di diserbanti e pesticidi), meccanizzazione dell’agricoltura, incendi, eccessivo protrarsi e scarsa pianificazione del periodo di caccia, epizooie.
Status di conservazione: Non minacciata di estinzione.
Grado di protezione: L.R. 98/23 (Specie cacciabile)


Daino

Dama dama
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Cervidae
Nome sardo: Dainu o Crabiolu

Origine zoogeografica: Mediterranea
Areale di distribuzione: Originario dell’Asia Minore, Palestina, Libano e del sud dei Balcani, è stato introdotto in Sardegna in epoca storica dai fenici e, successivamente, dai romani come specie d’interesse venatorio. Grazie alla sua grande plasticità ecologica, è stato introdotto in alcune zone dell’Italia centro meridionale, della penisola iberica e in numerose altre regioni europee. Fino agli anni ’50 era presente in molte parti dell’Isola con buone consistenze; si è estinto alla fine degli anni ’60 a causa di un’eccessiva pressione venatoria e del bracconaggio. Dalla seconda metà degli anni ’70 sono stati intrapresi, dall’ex Azienda Foreste Demaniali, interventi di reintroduzione a partire da nuclei provenienti dalla Toscana e dalla Calabria. Attualmente è presente in vari recinti di ripopolamento e con alcune popolazioni libere, consistenti e vitali, come ad esempio quelle della Foreste di Porto Conte (Alghero-SS) e di Assai (Neoneli-OR). Alcuni nuclei di limitata consistenza, fuoriusciti dai recinti, vivono in libertà in vicinanza dei recinti stessi.
Identificazione: Leggermente più alto al groppone, il daino ha un aspetto e un portamento complessivamente eleganti anche se le zampe sono proporzionalmente meno lunghe di quelle del cervo. Ha una lunghezza totale di cm 150-170 e altezza al garrese cm 70-95, il peso varia dai Kg 50 ai 110 nei maschi adulti. La testa è allungata e termina con un muso nudo, le orecchie sono grandi, gli occhi ovali ed espressivi. Il mantello in estate è bruno-rossicccio con pomellatura bianca sul dorso e sui fianchi, in inverno è notevolmente più scuro e senza le macchie bianche. Mentre nel cervo la pomellatura è una caratteristica dei soli cerbiatti nel daino rimane anche nell’adulto. Frequente in Sardegna è il mantello melanico, caratteristica legata all’insularità. La muta avviene due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno (settembre). Le corna, presenti solo nel maschio, vengono dette “palchi” e sono larghe, appiattite e terminano con un apice espanso a formare una pala, possono raggiungere gli 80 cm di lunghezza; vengono perse nel periodo compreso tra aprile e i primi di maggio, quindi ricrescono e la loro formazione è completa in agosto. Nella fase di neoformazione sono rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato detto, “velluto”, che al termine dello sviluppo delle corna si secca e viene rimosso mediante strofinamento su alberi ed arbusti.
Habitat: Specie di grande plasticità ecologica si adatta a diversi ambienti: aree costiere con pinete artificiali, zone agricole e pascoli arborati o parzialmente boscati, aree collinari con macchia mediterranea e formazioni forestali. Resiste bene la siccità ma soffre, a differenza del muflone, le pendenze eccessive e l’elevata rocciosità. Pascolatore intermedio, si nutre anche degli arbusti della macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti.
Riproduzione: Il daino è una specie poliginica; il periodo degli amori ha inizio in autunno e si protrae per tutto ottobre, i maschi in grado di riprodursi marcano il proprio territorio, detto “arena”, che rimane stabile negli anni, con segnali sonori (il bramito) e schianti sulla vegetazione, per attirare le femmine e per dissuadere eventuali concorrenti. Il bramito dei maschi è meno forte e più breve di quello del cervo. Dopo una gravidanza di circa 32 settimane, a primavera inoltrata, generalmente in giugno, le femmine partoriscono un piccolo che viene alattato per 3-4 mesi. L’unità di base della struttura sociale del daino è costituita dalla femmina con il piccolo dell’anno e la figlia, “sottile” (più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno precedente. Sia le femmine che i maschi hanno la tendenza ad aggregarsi in gruppi numerosi, non sono comunque infrequenti i gruppi misti. I maschi anziani vivono per lo più isolati a causa della loro scarsa competitività.
Fattori di minaccia: Il daino è minacciato principalmente dal bracconaggio e dal randagismo.
Status di conservazione: Specie rara a livello regionale, non minacciata a livello italiano ed europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); L.R.23/98


Donnola

Mustela nivalis boccamela
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Famiglia: Mustelidae
Nome sardo: Annaemèle

Origine zoogeografica: Paleartica. Specie introdotta dall’uomo in tempi storici.
Areale di distribuzione: La specie nominale ha un’ampia distribuzione in tutta la regione paleartica, eccetto la penisola arabica, l’Irlanda e l’artico. E’ presente soprattutto nel Mediterraneo occidentale. A causa della grande variabilità che caratterizza questa specie in relazione alla vastità dell’areale occupato, la sistematica di questo mustelide non è ancora del tutto definita; attualmente vengono accettate due sole sottospecie: la minuta a diffusione continentale e la boccamela presente nell’Italia centro meridionale e nelle maggiori isole (Sardegna, Sicilia, Malta, Corsica?). In Sardegna la donnola, grazie alla sua notevole plasticità ecologica, è distribuita in maniera uniforme su tutto il territorio dell’isola, dalle zone costiere a quelle montane.
Identificazione: La sottospecie differisce dalla specie tipo per le sue dimensioni maggiori e per la colorazione dai toni più chiari. Il dorso e le zampe sono bruni o bruno-giallastri mentre le parti ventrali si presentano biancastre. La linea di demarcazione tra il ventre e il dorso risulta irregolare e sinuosa. La lunghezza testa-tronco è di circa 170-230 mm e la coda 39-130 mm. Ha un corpo snello e allungato, flessuoso, con zampe molto corte con cinque dita, la coda è piuttosto corta e non molto folta; il muso è corto, di forma triangolare e appuntito, con occhi piccoli e orecchie piccole e tondeggianti. Come tutti i mustelidi mostra dimorfismo sessuale nelle dimensioni, i maschi sono più grandi delle femmine di circa un terzo.
Habitat: Specie a grande valenza ecologica, la donnola popola una grande varietà di ambienti, dalle zone costiere, dalla pianura alla montagna, fino ad un’altitudine di 2000 m.. Vive nei boschi, nelle radure, nelle zone cespugliate, nelle aree costiere, sia sabbiose che rocciose, nelle sassaie e, talvolta, se riesce a trovare dei rifugi e cibo, si spinge fino agli agglomerati urbani. E’ un animale generalmente solitario e territoriale, i maschi hanno territori molto più ampi delle femmine in modo tale che il territorio di uno stesso maschio si sovrappone a quello di più femmine. Ha abitudini sia diurne che notturne ma d’estate e in primavera è più frequente incontrarla anche durante il giorno. È carnivora,particolarmente agile ed aggressiva, colpisce la sua preda senza difficoltà con movimenti molto veloci, al collo e alla nuca sostenendosi con le unghie degli arti anteriori. Si nutre soprattutto di roditori ma non disdegna, anfibi, pesci, lepri, conigli, uccelli, compresi nidiacei ed uova. Fa spesso stragi nei pollai e nelle conigliere ed è uno dei pochi nemici naturali dei ratti. La tana può trovarsi all’interno di tronchi cavi, sotto cataste di sassi e di legna, all’interno di muri. Può vivere fino circa 10 anni, ma in natura raramente supera i 2 anni di età.
Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta a circa un anno, tra i 9 e i 12 mesi. Gli accoppiamenti avvengono principalmente tra marzo e aprile; a differenza della martora non presenta diapausa embrionale, ossia l’impianto ritardato degli embrioni nella parete uterina e pertanto la gravidanza non è molto lunga e dura circa 5-8 settimane. Si possono avere anche due parti l’anno con nidiate di 4 – 6 piccoli che si rendono indipendenti dopo circa 4 – 6 settimane.
Fattori di minaccia: vista la sua grande valenza ecologica, può essere considerata a ragione una specie di successo. Insieme al riccio e d alla volpe, è tra i mammiferi più comunemente investiti dalle auto; talora, erroneamente, è ritenuta una specie dannosa.
Status di conservazione: Non minacciata di estinzione.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III)


Lepre comune

Lepus capensis
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Lagomorfi
Famiglia: Leporidi
Nome sardo: Leporo

Origine zoogeografica: Mediterranea. E’ stata introdotta in Sardegna dall’uomo neolitico tra il 4° e il 3° millennio.
Areale di distribuzione: La specie L. capensis ha diffusione afro-tropicale-mediterranea; in Sardegna è presente la sottospecie L. c. mediterraneus, da alcuni autori considerata specie a sé stante. E’ distribuita su gran parte del territorio isolano.
Identificazione: Le dimensioni della forma sarda (lunghezza del corpo 39-51 cm, peso kg.1,5-2,5) sono di poco superiori a quelle del coniglio da cui si differenzia per le orecchie e le zampe posteriori più lunghe e per la colorazione del mantello. La testa è più allungata rispetto a quella del coniglio, gli occhi sono grandi e sporgenti, con la pupilla rotonda. Le estremità delle orecchie hanno inoltre una fascia di colore bruno scuro. Il mantello è di colore variabile a seconda delle zone, comunque tendente al marrone-giallastro, più o meno fulvo, con una forte mescolanza di sfumature nere, la coda inferiormente è bianca, superiormente nerastra.
Habitat: Il suo habitat preferenziale è la macchia mediterranea non molto fitta e con radure. La si riscontra anche nei pascoli e nelle zone aperte di campagna, nonché in prossimità di ambienti salmastri e lagune. Il suo spettro alimentare è abbastanza ampio e può essere considerato un erbivoro generalista e “frugale”, si nutre di germogli, radici, tuberi, cortecce, frutti, etc. Predilige comunque vegetali freschi e succosi. La sua attività è prevalentemente crepuscolare e notturna, durante il giorno trova riparo in piccoli avallamenti che scava nel terreno tra l’erba alta, in prossimità di qualche roccia o cespuglio. Di abitudini solitarie e molto elusiva, si sposta a balzi e quando fugge è capace di raggiungere velocità elevate. Numerosi sono di questa specie, tra cui in particolare i grossi rapaci e la volpe.
Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta intorno agli 8 – 10 mesi di età. Il periodo degli accoppiamenti va da ottobre – novembre a febbraio - marzo. I piccoli nascono soprattutto in maggio – giugno e secondariamente per tutta l’estate fino all’inizio dell’autunno (luglio – ottobre). La gestazione dura 42-44 giorni. Si possono avere generalmente 1-2 parti all’anno, fino ad un massimo di 3-4, a seconda dell’andamento climatico e delle disponibilità alimentari. I piccoli, da 2 a 4 per parto, nascono nel covo e si rendono indipendenti a circa un mese di età.
Fattori di minaccia: Bracconaggio, distruzione e frammentazione degli habitat dovuta a incendi e all’apertura di strade e sterrati, randagismo.
Status di conservazione: Rara a livello regionale (localmente comune), nazionale ed europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); L.R. 23/98. Specie cacciabile


Martora

Martes martes latinorum
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Famiglia: Mustelidae
Nome sardo: Cassile

Origine zoogeografica: Paleartica. La martora è stata introdotta in Sardegna dall’uomo in epoca preistorico – storica.
Areale di distribuzione: Nel mediterraneo è localizzata nelle isola di Sardegna, Sicilia, Elba e Baleari, la sua presenza in Corsica è invece dubbia. Attualmente la distinzione nella sottospecie latinorum non è più considerata valida.
Identificazione: E’ molto simile alla donnola ma di dimensioni superiori (lunghezza testa - corpo 39-51cm, peso kg. 1-1,2) e ha una caratteristica macchia pettorale molto allungata di colore giallo - arancio; il colore della pelliccia è marrone con toni soffusi di giallo. La forma del corpo risulta slanciata con una lunghezza di circa 40-50 cm. La coda è lunga attorno ai 25 cm, il muso è allungato, le orecchie rotonde ed arti robusti con delle forti unghie.
Habitat: Tipico abitatore e predatore degli ambienti boschivi maturi, vive di preferenza nelle foreste di latifoglie. Nell’Isola, in mancanza di competitori, la sua nicchia ecologica è più vasta e comprende anche le zone coltivate e le macchie. E’ un predatore di vertebrati di piccola e media taglia, generalmente Roditori e Lagomorfi; si nutre anche di insetti (Coleotteri ed Ortotteri) e di frutti e bacche selvatiche (more, fichi, carrube, pere, uva, etc.). È un animale agilissimo, capace di compiere lunghi salti da un ramo ad un altro. Le sue abitudini sono per lo più notturne, e durante le ore diurne si rifugia spesso negli alberi. La tana è normalmente situata tra le radici o nelle cavità degli alberi, o ancora, in anfratti rocciosi.
Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta a circa 2 anni. L’accoppiamento avviene tra luglio e agosto; la gravidanza dura 8 - 10 mesi e i piccoli, da 2 a 5, nascono nella primavera successiva, tra marzo e aprile. Vengono allattati per circa due mesi e si rendono indipendenti al terzo mese.
La struttura sociale si basa su uno schema molto rigido di territorialità intrasessuale,: gli adulti dello stesso sesso hanno territori esclusivi che mantengono e difendono per assicurarsi le risorse alimentari , il territorio di un maschio adulto si sovrappone pertanto a quello di una o più femmine. I giovani sono tollerati nei territori parentali fino all’età di 12-18 mesi.
Fattori di minaccia: Riduzione e antropizzazione degli habitat e incendi.
Status di conservazione: Specie rara a livello regionale, non minacciata a livello italiano ed europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23


Riccio

Erinaceus europaeus italicus
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Insectivora
Famiglia: Erinaceidae
Nome sardo: Eritzu

Origine zoogeografica: Paleartica
Areale di distribuzione: Ampiamente diffuso nell’Europa Occidentale, nonché in Russia e nella Siberia occidentale, il riccio si trova in Sardegna con la sottospecie d E. europaeus italicus, presente anche nell’Italia settentrionale e peninsulare. La sua presenza sull’Isola sembra sia dovuta all’introduzione in tempi storici.
Identificazione: La sottospecie si distingue dalla specie E. europaeus per le dimensioni leggermente più ridotte del corpo e della coda e per il colore più chiaro. La lunghezza, misurata dalla testa alla coda, varia dai 23 ai 29 cm. Il muso è appuntito, gli occhi grandi e vivaci, le orecchie piccole e tondeggianti. Il muso e il ventre sono ricoperti di peli marrone chiaro quasi giallastri, mentre la parte superiore è caratterizzata dalla presenza di aculei della lunghezza di 25 mm e dello spessore di 1 mm. Gli aculei sono giallastri con una banda bruno scuro. Il corpo risulta un po’ tozzo, senza una netta separazione testa-tronco, mentre le zampe sono robuste, corte e con cinque dita munite di lunghe e forti unghie.
Habitat: Il riccio predilige zone con una discreta copertura vegetale come le boscaglie e le macchie, lo si trova frequentemente ai margini delle aree coltivate, nei giardini, nei parchi e nei frutteti, dove può trovare non solo il cibo ma dei buoni nascondigli. Lo si può trovare sia a livello del mare sia ad altitudini elevate, solitamente, però, vive nelle zone di pianura e collinari. E’ un animale territoriale, che conduce una vita solitaria, si rifugia in tane scavate sul terreno o abbandonate da altri animali, che ricopre con muschio ed altri vegetali. È attivo soprattutto al crepuscolo e di notte, in cui caccia essenzialmente insetti, anfibi, uova e piccoli d’uccelli di specie nidificanti nel terreno, lucertole, lombrichi, topi. In periodi di scarsità alimentare si accontenta facilmente di funghi, bacche, radici. Il riccio è l’unico tra gli insettivori a trascorrere alcuni mesi in letargo durante l’inverno, da novembre a marzo; nelle isole mediterranee il letargo è discontinuo e i ricci sono attivi quasi tutto l’anno. La longevità in natura è di circa 10 anni.
Riproduzione: Gli accoppiamenti avvengono a fine inverno e i piccoli nascono a tarda primavera, dopo una gestazione di circa 5 settimane; la femmina partorisce, in un nido di foglie secche, 4 - 5 piccoli che lasciano il nido dopo circa un mese, ma restano con la madre fino all’autunno inoltrato. In condizioni favorevoli vengono prodotte anche due nidiate all’anno.
Fattori di minaccia: La specie è localmente piuttosto comune, tuttavia gli incendi, le riconversioni dei frutteti ed il traffico stradale, principalmente durante il periodo primaverile-estivo, provocano una significativa diminuzione delle popolazione. E’ predato prevalentemente dalla volpe e dalla martora.
Status di conservazione: Il riccio non è considerata, a torto, tra le specie con problemi di conservazione, tuttavia è raro e minacciato soprattutto a livello europeo e nazionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23


Topo selvatico

Apodemus sylvaticus dichrurus
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Rodentia
Famiglia: Muridae
Nome sardo: Sòrighe

Origine zoogeografica: Paleartica
Areale di distribuzione: Ampiamente diffuso nel Paleartrico occidentale ad esclusione della Finlandia e della Scandinavia del nord. La sottospecie Apodemus sylvaticus dichrurus (Rafinesque, 1814) è presente nell’Italia meridionale, centrale ed insulare.
Identificazione: di poco più grande, il topolino selvatico differisce dal topolino domestico per le orecchie più grandi, gli occhi più sporgenti i piedi posteriori più lunghi ed il corpo più snello. La colorazione della pelliccia sul dorso è marrone giallastro sfumata di grigio, il è ventre bianco grigiastro. La lunghezza testa-tronco è di 80-120 mm, la coda 69-110 mm, il peso dai 18-35 g.
Habitat: E’ una specie diffusa e comune in tutti gli ambienti boschivi e di macchia, sia costieri che di montagna, necessita di una certa copertura vegetale ed evita gli ambienti troppo aridi. Occupa comunque una notevole varietà di habitat: dai margini delle coltivazioni agricole, ai prati-pascolo, frutteti, giardini e, negli ambienti rurali, cantine, legnaie e magazzini. E’ particolarmente agile sul terreno, dove, se in pericolo, po’ compiere i caratteristici salti lunghi sino a 80 cm.. Si nutre prevalentemente di semi e ghiande, ma non disdegna la frutta, il grano, le lumache ed altri invertebrati; occasionalmente può predare piccoli vertebrati, soprattutto nidiacei e giovani. E’ un animale socievole e poco pauroso che conduce una vita principalmente notturna. Le tane scavate nel terreno sono abbastanza profonde, dotate di più ingressi e corridoi. Durante l’inverno è possibile trovare nella tana o in altri luoghi ben nascosti le provviste accumulate nella buona stagione. Vive fino a 3 anni circa, anche se in natura difficilmente arriva all’anno e mezzo di età.
Riproduzione: raggiunge la maturità sessuale a 7-8 settimane; nelle regioni con clima mite come in Sardegna, gli accoppiamenti possono avvenire in qualsiasi periodo dell’anno e le femmine, generalmente, partoriscono, dopo una gestazione di 23 giorni, all’inizio della primavera (marzo-maggio) e in autunno (settembre-dicembre). Si hanno 3-8 piccoli per parto, che vengono allattati per circa 3 settimane, dopodiché divengono indipendenti.
Fattori di minaccia: La specie non è minacciata, in quanto le sue abitudini la preservano dalla maggior parte dei pericoli.
Status di conservazione: specie non a rischio di estinzione.
Grado di protezione: non gode di alcuna protezione specifica


Volpe

Vulpes vulpes ichnusae
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Famiglia: Canidae
Nome sardo: Marzane, mazzone

Origine zoogeografica: Paleartica. La presenza della volpe in Sardegna viene fatta risalire al Pleistocene superiore, quando, durante l’ultima fase interglaciale, si è instaurato il cosiddetto “ponte” sardo-corso-toscano che ha consentito l’immigrazione di alcune specie animali.
Areale di distribuzione: Unico Canide presente oggi nelle isole del Mediterraneo, in Sardegna è presente la sottospecie endemica ichnusae differenziatasi a seguito dell’isolamento geografico
una volta interrottasi la comunicazione con la penisola. Distribuita, con differenti consistenze, in tutto il territorio regionale, grazie alla sua grande plasticità ecologica che le consente di colonizzare praticamente tutti gli habitat naturali e seminaturali .
Identificazione: Ha le dimensioni di un cane di media taglia ed è più piccola della foma continentale (lunghezza testa - corpo 59-64 cm), la coda è caratteristica, folta e lunga circa metà del corpo, termina con un’evidente punta bianca. La testa termina con un muso aguzzo e le orecchie sono piuttosto larghe ed erette; le zampe sono relativamente corte. Il mantello è fulvo con le parti ventrali biancastre.
Habitat ed Ecologia: originariamente tipica di ambienti boschivi, attualmente è pressochè ubiquitaria e la si riscontra nella macchia mediterranea, nei pascoli e nelle zone aperte di campagna. Il suo spettro alimentare è particolarmente ampio comprendendo frutti selvatici (corbezzoli, datteri della palma nana, pere, etc.), invertebrati, uova, piccoli roditori, lagomorfi, uccelli e rettili ma anche rifiuti urbani e carogne. La sua consistenza sul territorio è in stretta relazione alle disponibilità alimentari. E’ una specie prevalentemente solitaria, crepuscolare – notturna. Costruisce o adatta tane di altri mammiferi, scavando nel terreno, tra le ceppaie o sotto le rocce; le tane sono articolate in varie camere e hanno diverse vie di fuga.
Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta a circa 10 mesi. L’accoppiamento avviene tra gennaio e febbraio; la femmina, in questo periodo, riadatta una camera della tana o un anfratti riparato e tranquillo, tappezzandola con il proprio pelo. La gravidanza dura dai 50 ai 60 giorni e i piccoli, da 3 a 8 (in media 3 – 5) nascono nella primavera, tra marzo e aprile. Si rendono indipendenti dopo 3 – 4 mesi e già nel tardo autunno lasciano il nucleo famgliare.
Fattori di minaccia: Nessuno. E' uno dei pochi carnivori con buone consistenze, tanto che in alcune situazioni necessita di un controllo di poplazione. Viene generalmente considerata impropriamente un “nocivo” e pertanto perseguitata e uccisa con apposite battute di caccia.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale, nazionale ed europeo.
Grado di protezione: L.R.23/98. Specie cacciabile


UCCELLI

Assiolo

Otus scops
Phylum
: Chordata
Classe
: Aves
Ordine
: Strigiformes
Famiglia
: Strigidae
Nome sardo
: Tzonca

Origine zoogeografica: Eurocentroasiatico-mediterranea
Areale di distribuzione: Migratore parziale. Presente in tutta Italia eccetto la regione alpina e alle quote elevate degli Appennini. Nell’Isola la specie è stanziale e nidificante su tutto il territorio tranne le zone montane dell’interno.
Identificazione: E’ il più piccolo rapace notturno insieme alla civetta nana, caratterizzato da due ciuffi di penne auricolari. E’ lungo 19 cm, con un’apertura alare di 53-63 cm ed un peso di 55-130 g. Il piumaggio è superiormente bruno scuro lievemente vermicolato, con sfumature rossicce; inferiormente grigio-castano. La parte facciale è grigio-chiara. La coda è corta con ali molto sviluppate. Il becco è curvo e corto con occhi grandi giallo vivo. Nel complesso esistono due varianti di colore: una bruno-rossiccia e l’altra grigio-brunastra. Il volo è leggero e ondulato. Femmina leggermente più grande del maschio.
Habitat: Uccello prevalentemente notturno, frequenta parchi, giardini, zone alberate in prossimità delle abitazioni umane, zone aperte in genere. Si nutre principalmente di insetti, farfalle, piccoli invertebrati, talvolta piccoli uccelli e roditori. Caccia all’agguato su siti preferenziali e, una volta catturata la preda con gli artigli, la porta nel posatoio e la ripulisce con estrema pignoleria. Durante il giorno riposa tra la vegetazione e se infastidito drizza i ciuffi auricolari.
Riproduzione: Nidifica in fossi e talvolta in vecchi nidi abbandonati da altre specie. Il maschio per attirare la femmina emette un canto caratteristico; quando una di queste risponde al segnale ha inizio la formazione della coppia. In primavera vengono deposte dalle 5 alle 6 uova, covate per circa 24-25 giorni. Una volta nati, i piccoli vengono sfamati da entrambi i genitori.
Fattori di minaccia: Riduzione e alterazione dell’habitat.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II)


Astore

Accipiter gentilis arrigonii
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Accipitriformes
Famiglia: Accipitridae
Nome sardo: Istòre

Origine zoogeografica: Oloartica
Areale di distribuzione: Ben distribuito in Europa fino alla Lapponia. In Italia si trova lungo l’arco alpino, la dorsale Appenninica e la Sardegna. Nell’Isola è presente con la sottospecie Accipiter gentilis arrigonii, più piccola e con un piumaggio più scuro rispetto alla forma tipo. Purtroppo la diffusione dell’Astore in Sardegna ha subito il destino del suo habitat naturale, le foreste d’alto fusto. Schivo, difficile da osservare se non nel periodo riproduttivo, l’Astore sardo è presente nei boschi del Sulcis-Inglesiente, Sarrabus-Gerrei, M. Arci, Gennargentu-Supramonte, M. Ferru, Marghine-Goceano, Limbara, Planaria. Endemismo sardo-corso.
Identificazione: L’astore è uno dei più eleganti rapaci europei, lungo 48-60cm, con un’apertura alare di 86-120 cm e un peso di 500-1100 g. La femmina è più grande del maschio. La colorazione è bruno scura superiormente. Testa e nuca nero-ardesia. Evidenti l’ampio sopracciglio e la stria oculare bruno-nerastra che partendo dall’occhio si congiunge al collo ardesia. Il sottocoda è bianco, la coda bianco-grigiastra è barrata di scuro. Le remiganti grigio ardesia-brunastre, più scure delle copritrici, presentano una sfumatura più chiara a livello delle primarie. Le parti inferiori sono biancastre barrate orizzontalmente di bruno. Gola bianca. Zampe e tarsi gialli, becco nero con base bluastra e cera giallo-verdastra. Iride rossa. I giovani hanno una colorazione marrone scuro superiormente, castano-rossiccia, variabilmente gocciolata di scuro inferiormente. La testa scura è ampiamente striata, nuca giallastra. Volo deciso e potente con battiti alari profondi e lenti, intercalati da brevi planate e volteggi.
Habitat: Specie solitaria al di fuori del periodo riproduttivo. Frequenta gli ambienti forestali con parcelle più o meno estese di essenze d’alto fusto (soprattutto conifere) spesso nelle vicinanze di zone aperte. Si nutre essenzialmente di uccelli e mammiferi di dimensioni medio-piccole; talvolta rettili, insetti e carogne. E’ un abile cacciatore, inseguendo con estrema destrezza la preda fra gli alberi oppure rimanendo in agguato.
Riproduzione: Generalmente febbraio e marzo sono dedicati al corteggiamento con voli di coppia straordinari. Nidifica principalmente sugli alberi. Il nido viene costruito con rametti oppure utilizza vecchi nidi abbandonati da altri uccelli. La femmina tra aprile e maggio depone 2-4 uova nell’arco di qualche giorno.
Fattori di minaccia: Disboscamenti, bracconaggio.
Status di conservazione: Specie rara a livello regionale, nazionale ed europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. I; L.R.23/98


Barbagianni

Tyto alba
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Strigiformes
Famiglia: Tytonidae
Nome sardo: Istria

Origine zoogeografica: Cosmopolita.
Areale di distribuzione: Specie cosmopolita e generalmente sedentaria.
Identificazione: Rapace notturno, caratterizzato da un disegno facciale a cuore e ciuffi auricolari assenti. E’ lungo 34 cm., con un’apertura alare di 85-93 cm, e un peso di 280-450 g. Gli occhi sono nerissimi, le parti superiori color castano finemente macchiettate. Le parti inferiori sono chiare, con minute macchie scure sul petto e sui fianchi. Le zampe sono robuste dotate di unghie massicce. La testa è grossa e la coda corta. La femmina è leggermente più grande del maschio.
Habitat: E’ una specie notturna, parzialmente diurna in inverno e sedentario. Frequenta generalmente ambienti aperti di ogni genere (zone umide, zone rurali, campagne, etc.), molto legato alle abitazioni purché in prossimità di coltivi e vecchi edifici, occasionalmente negli anfratti rocciosi. Si nutre prevalentemente di piccoli roditori.
Riproduzione: Il periodo riproduttivo inizia nel mese di marzo e si protrae sino a luglio, con seconde covate anche molto tardive nel periodo autunnale.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convezione di Berna All. II


Beccaccia

Scolopax ruticola
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Charadriiformes
Famiglia: Scolopacidae
Nome sardo: Becàcia

Origine zoogeografica: Specie di diffusione eurosibirica.
Areale di distribuzione: Presente durante le migrazioni in gran parte dell’Isola.
Identificazione: Uccello boschereccio di circa 34 cm di lunghezza, possiede il piumaggio di colore “mimetico” con parti inferiori del corpo giallastre barrate, con barrature nere sul collo e posteriormente al capo. Simile al Beccaccino, si distingue da esso oltre che per le dimensioni, anche per la forma massiccia ed il becco più robusto. La testa appare rotonda e con l’occhio grande e posto in posizione piuttosto indietreggiata.
Habitat: Frequenta le regioni boscose, particolarmente quelle con fitto sottobosco o macchie sempreverdi. Spesso si ritrova anche sui prati e nella vegetazione lungo i fiumi.
Riproduzione: Si riproduce in foreste miste di latifoglie, talvolta anche in consociazione con conifere, purchè sia garantita la presenza di sottobosco, radure e suoli ricchi di lettiera.

Fattori di minaccia: Un fattore di minaccia è costituito dalla crescente frammentazione di ampi tratti di foreste mature del nord e del centro Europa; questo fenomeno sottrae habitat idonei alla nidificazione della specie, compensato soltanto in parte dalla creazione di piantagioni di conifere, che però hanno una volta arborea troppo chiusa per le esigenze riproduttive della Beccaccia. Misure di conservazione adeguate, sia per lo svernamento che per la nidificazione, potrebbero quindi essere dirette al mantenimento e alla gestione di aree di continuità forestale di grandi dimensioni, con la presenza di un ricco sottobosco.


Civetta

Athene noctua
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Strigiformes
Famiglia: Strigidae
Nome sardo: Cucumiao

Origine zoogeografica: Eurocentroasiatico-mediterranea.
Areale di distribuzione: Specie sedentaria e distribuita in modo uniforme in tutte le zone dell’Isola.
Identificazione: E’ un rapace notturno osservabile anche durante il giorno, con occhi gialli e fosforescenti che gli consentono una eccellente visione notturna. Il piumaggio degli adulti è bruno scuro con striature e macchie bianche superiormente, bianco-giallastro con barrature brune inferiormente. Ciuffi auricolari assenti. Ha la testa lievemente appiattita con dischi facciali non perfettamente frontali. Le zampe sono ricoperte di piume, il becco ricurvo è giallo-verdastro. E’ lunga 21 cm, con un’apertura alare di 54-58 cm e un peso medio di 105-215 g. Le ali sono corte e arrotondate. Il collo è relativamente mobile consentendogli una rotazione della testa di 270°. Il volo è basso e veloce, marcatamente ondulante con battiti alternati a scivolate. Leggero dimorfismo sessuale con la femmina leggermente più grande del maschio.
Habitat: La Civetta è un rapace che caccia abitualmente di notte e ama sonnecchiare al sole. Frequenta boschi, aree aperte con filari di alberi ad alto fusto, cespugli, filari di salici e gelsi talvolta aree urbane o semiurbane; spesso frequenta anche le zone umide, nonostante non sia un uccello acquatico. Caccia principalmente all’agguato. Si nutre prevalentemente di insetti ma non disdegna uccelli, anfibi, lombrichi, roditori, che uccide sia con il becco che con gli artigli. Talvolta, soprattutto durante l’allevamento della prole, caccia nelle ore diurne. La preda viene ingerita intera e successivamente le ossa ed i residui non digeriti vengono espulsi sotto forma di borra.
Riproduzione: Nidifica in cavità naturali che artificiali. Il periodo riproduttivo inizia a marzo con uno scambio di segnali tra la femmina e il maschio. La deposizione delle uova (circa 3-5) avviene tra aprile e maggio e la cova è portata avanti dalla femmina mentre il maschio ha il compito di procurare il cibo. I pulcini nascono dopo circa 4 settimane di cova e abbandonano il nido dopo 5 settimane dalla nascita.
Fattori di minaccia: Riduzione e alterazione degli habitat, aumento del traffico veicolare di cui la specie è la vittima più frequente tra gli Strigiformi.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II)


Germano reale

Anas platyrhynchos
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Anseriformes
Famiglia: Anatidae
Nome sardo: Conchirde

Origine zoogeografica: Oloartica
Areale di distribuzione: Specie presente in Europa, Africa nord-occidentale, Asia paleartica. In Italia è l’anatra più diffusa. Presente in Sardegna come migratore parziale; alcuni individui sono presenti per tutto l’anno e nidificano in gran numero su quasi tutte le zone umide isolane.
Identificazione: I sessi risultano differenziati: il maschio in primavera e durante l’inverno ha il capo e il collo di color verde scuro, collare bianco, petto bruno-rossiccio in contrasto con le parti inferiori color grigio pallido, coda bianca con le quattro penne centrali nere arricciate (ricciolo) e parti posteriori generalmente nerastre; il becco è giallo-verdognolo e le zampe arancio. La femmina ha un piumaggio brunastro-fulvo con striature e macchie brunastre e nerastre, con lo specchio alare violetto tendente al porpora e becco bruniccio. Durante l’estate i maschi perdono i colori brillanti fino ad assumere una colorazione simile alle femmine. Il piumaggio dei giovani è simile a quello della femmina. Il maschio è lungo circa 57 cm con un peso che oscilla tra i 1000-1500 g, mentre la femmina è lunga 49 cm con un esodi 700-1000 gr. Rappresenta una fra le più grosse specie di anitre. Il volo è rapido con colpi d’ala poco profondi. È capace di alzarsi in volo dall’acqua quasi verticalmente.
Habitat: Gregaria e molto socievole con gli individui appartenenti alla stessa specie, eccetto che durante la stagione delle cove quando si accoppia. Frequenta habitat ricchi d’acqua e talvolta è presente anche negli estuari o in prossimità delle coste. Si nutre prevalentemente di sostanze vegetali ma anche di insetti, molluschi, girini, avannotti. Cerca il cibo con il becco e la testa immersi nell’acqua.
Riproduzione: E’ una specie monogama come tutti gli Anatidi. La stagione riproduttiva ha inizio a marzo con la preparazione da parte della femmina del nido in prossimità dell’acqua e ben nascosto . Depone dalle 8-12 uova. Le uova sono bianche verdastre e vengono covate dalla femmina per circa 28 giorni.
Fattori di minaccia: Riduzione e alterazione degli habitat, inquinamento delle acque.
Status di conservazione: Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Dir. CEE 79/409 All. I


Gheppio

Falco tinnunculus
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Falconiformes
Famiglia: Falconidae
Nome sardo: Furittu

Origine zoogeografica: Paleartico-paleotropicale
Areale di distribuzione: Nidifica in gran parte dell’Europa. La popolazione presente in Sardegna è da considerarsi sedentaria.
Identificazione: Il Gheppio è un piccolo falco dalla sagoma snella e agile, con le ali appuntite, la coda stretta barrata di nero sul bordo e la testa rotondeggiante. Dimorfismo sessuale. La parte superiore del maschio è color castano rugginoso maculata mentre la parte inferiore è fulva con delle macchioline nere. Vertice, nuca e collo presentano una colorazione grigio ardesia-bluastra finemente striata di nero. La femmina al posto delle macchioline è barrata di scuro sia superiormente che inferiormente. La testa è grigio nocciola striata di nero; fronte e sopracciglio chiari. Sopraccoda grigio-bluastro con barrature scure. Becco bluastro con punta nera e cera gialla. Circoli orbitali, tarsi e zampe gialli. Iride bruna. E’ lungo 34 cm. con un’apertura alare di 68-80 cm. e un peso di 230-270 g. Il maschio è leggermente più piccolo della femmina. Nel volo attivo i battiti sono rapidi e poco profondi, spesso interrotti da planate e picchiate. Nel volteggio le ali sono piatte o leggermente rivolte verso il basso; talvolta la punta è tenuta lievemente aperta e la coda completamente spiegata. La planata avviene ad ali rivolte all’ingiù.
Habitat: L’habitat ideale della specie sono gli spazi aperti: dalla pianura sino ad un’altitudine di 2000 metri. Frequenta colline, coste, boschi, città, prati, paludi. Il Gheppio è un abile cacciatore, e si nutre principalmente di piccoli mammiferi, lucertole, insetti, uccelli. Il terreno di caccia viene esplorato dall’alto. Rimane sospeso nell’aria, sbatte le ali, apre a raggiera la coda e osserva attentamente l’ambiente in cerca di prede; individuata la preda, strategicamente piomba su di essa.
Riproduzione: Nidifica isolatamente oppure in colonie, in vecchi nidi di altri uccelli, sulle rocce, all’interno di grosse cavità di alberi ed in vecchie costruzioni. Depone 4-6 uova in maggio. La femmina è preposta per la cova mentre il maschio cerca il cibo per entrambi.
Fattori di minaccia: Alterazione e distruzione degli habitat, uso indiscriminato di pesticidi, persecuzione.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna All. II; L.R.23/98


Ghiandaia

Garrulus glandarius
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Corvidae
Nome sardo: Piga

Origine zoogeografica: Paleartico-orientale
Areale di distribuzione: Migratrice parziale, almeno per quanto concerne la parte settentrionale dell’area di distribuzione. Specie diffusa in Europa dal 65° parallelo nord al Mediterraneo, Africa nord-occidentale, Asia Minore, Palestina, ad est dalla Siberia fino a Sakkalin, Imalaia, Cina e Indocina. In Sardegna è presente come stanziale con la sottospecie endemica Garrulus glandarius ichnusae.
Identificazione: Uccello lungo circa 32 cm con becco corto e robusto leggermente uncinato in punta, di medie dimensioni e di forme raccorciate. La colorazione è bruno rosato superiormente, groppone bianco, coda nera, ventre e sottocoda bianchi. Remiganti primarie bruno-nerastre macchiate di bluastro e bordate di bianco nella parte esterna, parte delle copritrici alari sono azzurre barrate di nero. Zampe bruno pallide.
Habitat: Di indole sospettosa frequenta principalmente nei terreni boscati, spesso in piccoli gruppi rumorosi. Sul terreno saltella, ma in modo impacciato. Si nutre prevalentemente di sostanze vegetali, ma anche di insetti lumache, ragni, piccoli, mammiferi e rettili.
Riproduzione: Nidifica sugli alberi e già dal mese di gennaio inizia il rituale di corteggiamento in gruppi su uno stesso albero. Tra aprile e maggio la femmina depone 5-6 uova.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale
Grado di protezione: DIR. CEE 409/79, All. II/2


Merlo

Turdus merula
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Turdidae
Nome sardo: Meurra

Origine zoogeografica: Paleartico-orientale
Areale di distribuzione: Il suo areale è esteso. In Italia è presente tutto l’anno. Nidifica su tutto il territorio sardo.
Identificazione: Il Merlo è un uccello abbastanza noto, con i suoi 25 cm di lunghezza, peso gr 80-100 e un’apertura alare di 30-40 cm. Il piumaggio del maschio è nero lucente con becco e rima palpebrale giallo arancio vivo. La femmina è grigio fumo con mento e gola grigiastri e il becco nero. Entrambi i sessi hanno le zampe bruno scure. Il pelo è morbido e folto. Il volo è basso e di breve durata. Visto dal basso, il maschio è inconfondibile per la colorazione nera e le remiganti più chiare.
Habitat: E’ un uccello diffidente e astuto, trova subito riparo se spaventato, mentre assume un atteggiamento confidente quando non è disturbato. Frequenta quasi tutti gli ambienti (orti, frutteti, giardini privati, zone a macchia mediterranea, parchi,uliveti, campagne alberate) provvisti di una sufficiente vegetazione per potersi rifugiare. Si nutre sul terreno principalmente di insetti ma non disdegna le bacche, i frutti, i semi. Si posa sul terreno dove si muove saltellando con la coda eretta e le ali quasi cascanti.
Riproduzione: L’epoca degli amori inizia in marzo e si protrae fino a luglio. I maschi difendono il loro territorio con aggressività. Nidifica nelle siepi, cataste di legna, cespugli, tra i rami di un albero, utilizzando erbe secche, piccoli rametti, sterpi, foglie. Il nido generalmente viene costruito dalla femmina, dove vengono deposte da 3 a 5 uova covate per circa 2 settimane. I giovani vengono accuditi da entrambi i genitori per circa 13-14 giorni.
Fattori di minaccia: Riduzione e alterazione degli habitat.
Status di conservazione: Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Dir. CEE 79/409 All. II/2


Pernice sarda

Alectoris barbara
Phylum: Chordata
Classe: Aves

Ordine: Galliformes
Famiglia: Phasianidae
Nome sardo: Perdiche

Origine zoogeografica: Mediterraneo macaronesica
Areale di distribuzione:Specie residente in Sardegna, Nord Africa e Gibilterra. Nell’Isola è presente, con consistenze differenti, pressoché in tutto il territorio e risulta assente solo nell’Isola della Maddalena.
Identificazione: Dimensioni medie, corporatura massiccia, ali e coda corte ed arrotondate, becco robusto e leggermente arcuato verso il basso. Il maschio è provvisto di uno sperone nei tarsi che spesso si riscontra, in forma abbozzata, anche nelle femmine. Gli adulti sono riconoscibili per le zampe e il becco rosso, la gola grigia con un collare castano e una macchia biancastra, vertice castano con una striscia fulva sopra l’occhio. Piume scapolari blu lavagna orlate di rosso. Le guance, il collo, il mento sono grigi. Il colore della parte superiore è bruno-ruggine e fianchi con larghe bande bianche e nere, grigie-castane. Lunga 32-34 cm, può raggiungere, nei maschi adulti, il peso di 450-500 gr.
Habitat: La Pernice sarda è per natura gregaria; frequenta prevalentemente le zone pianeggianti e collinari e predilige gli ambienti diversificati, con cespugli e macchia mediterranea bassa alternati a prati – pascolo ed incolti, aree semiaride e coltivi. Granivora per eccellenza, si nutre prevalentemente di cariossidi di grano, oltreché di sostanze vegetali (frutti, semi) selvatici; nelle prime fasi della vita ha una dieta carnivora costituita essenzialmente da piccoli invertebrati (vermi, lumache e insetti). Particolarmente appetiti sono l’Inula viscosa, i cardi selvatici e alcune piccole crassulente, ricche di acqua. Si sposta generalmente pedinando sul terreno e solo se costretta spicca il caratteristico volo. Sospettosa, se in pericolo corre, di pedina, velocemente al riparo.
Riproduzione: Raggiunge la maturità sessuale dal primo anno di età e si riproduce già dalla primavera successiva alla nascita. Si accoppia verso la fine dell’inverno e porta a termine una sola covata da aprile a maggio. E’ una specie monogama. L’incubazione portata avanti dalla femmina dura 23-24 giorni. Durante la nidificazione la Pernice sarda perde il suo istinto gregario e ogni coppia vive separatamente dalle altre e solo quando i piccoli sono abbastanza maturi si ricostituiscono in gruppo. Le uova, in numero di 10-16, più raramente 20, non vengono deposte in un vero e proprio nido, ma in depressioni del terreno foderate da foglie secche, da erbe e da scarsissimo piumino. Se la covata è andata persa (ad esempio per predazione), può deporre una seconda volta. I piccoli alla nascita sono ricoperti da un piumino grigiastro con striature longitudinali nerastre.
Fattori di minaccia: Perdita e frammentazione dell’habitat e sue alterazioni.
Status di conservazione: Specie il cui status a livello regionale non è sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); Dir. CEE 79/409 All.


Piccione selvatico

Columba livia
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Columbiformes
Famiglia: Columbidae
Nome sardo: Culumbu.

Origine zoogeografica: Cosmopolita
Areale di distribuzione: Presente in Sardegna come sedentario. Nidifica su gran parte del territorio.
Identificazione: È l’antenato dei piccioni domestici. Il piumaggio è grigio ferro con riflessi verdi e lilla. Il groppone è biancastro. Le spalle di profilo sono molto larghe. La coda nella parte terminale è nera, con del colore bianco sulle penne più esterne. Il volo è più rapido e più basso del Colombaccio. È lungo 32 cm.
Habitat: Sono uccelli sociali e vivono in gruppi talvolta molto numerose. Frequenta coste rocciose marine e ambienti circostanti, zone rocciose dell’interno. Si nutre principalmente di sostanze vegetali raccolti direttamente sul terreno o posandosi sugli alberi o sugli arbusti.
Riproduzione: Nidifica nei crepacci tra le rocce sul mare o nell’entroterra, solitamente in colonie numerose. Il nido è costituito da uno strato di ramoscelli e di sottili steli, nel quale vengono depositate generalmente due uova biancastre e lucide, covate da entrambi i sessi.
Status di conservazione: Specie non minacciata
Grado di protezione: Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/1


Picchio rosso maggiore

Dendrocopos major
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Piciformes
Famiglia: Picidae
Nome sardo: Bicalìnna

Origine zoogeografica: Paleartico-orientalea
Areale di distribuzione: Distribuito dall’Africa nord-occidentale a buona parte dell’Eurasia. Ben distribuito in tutte le regioni italiane. In Sardegna e Corsica è presente con la sottospecie Dendrocopos major harterti (Arrigoni, 1902).
Identificazione: Lungo circa 20 cm, ha il becco nero appuntito e robusto, i muscoli del collo ben sviluppati, le zampe dotate di due dita avanti e due dietro per favorire la presa sui tronchi e la coda rigida per attutire i contraccolpi. La parte superiore del corpo è nera, con grandi macchie bianche, mentre le parti inferiori sono bianche e il sottocoda rosso vivo in entrambi i sessi. Nel maschio adulto, a differenza della femmina, è presente una macchia rossa sulla nuca.
Habitat: Specie forestale spiccatamente territoriale, poco tollerante con gli individui della stessa specie. Abita la maggior parte degli ambienti alberati tra il livello del mare e il limite superiore del bosco. In assenza del suo habitat ideale colonizza anche altri ambienti quali: parchi, giardini, coltivazioni di pioppo. Condizione essenziale è la presenza di alberi di diametro sufficiente per la nidificazione. Si nutre essenzialmente di Artropodi forestali, sebbene integri la sia dieta anche con semi e bacche.
Riproduzione: Il periodo riproduttivo ha luogo in aprile-maggio. La femmina depone un’unica covata di 4-6 uova, spesso in corrispondenza del periodo di maggior abbondanza di insetti utilizzati per nutrire i pulcini.
Fattori di minaccia: Alterazione e contrazione dell’habitat ideale.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna All. II, L.R.23/98


Storno nero

Sturnus unicolor
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Sturnidae
Nome sardo: Isturru

Origine zoogeografica: W-mediterranea
Areale di distribuzione: Specie stanziale in Sardegna
Identificazione: Lungo 20 cm circa, si riconosce per la colorazione nera, più scura nel maschio che nella femmina. Durante l’inverno compaiono delle piccole macchie biancastre agli apici delle piume e la colorazione si fa più chiara. Becco giallo e zampe carnicine.
Habitat: Frequenta le città e le campagne, spesso in compagnia di altre specie di storni. Si osserva frequentemente mentre saltella sul suolo alla ricerca di cibo.
Riproduzione: Nidifica in anfratti, vecchi muri, fenditure e talvolta sugli alberi.
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna allegato II


Tortora

Sterptopelia turtur
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Columbiformes
Famiglia: Columbidae
Nome sardo: Trùture

Origine zoogeografica: Eurocentroasiatico-mediterranea
Areale di distribuzione: In Sardegna nidifica su quasi tutto il territorio.
Identificazione: Della famiglia dei Columbidi è il rappresentante più piccolo. È lunga 27 cm. con un peso di 145-160 g. Ha il corpo slanciato, la testa piccola e il becco breve. Il piumaggio è marrone chiaro con striature nerastre sul collo. La coda graduata di colore nero con bordi bianchi. Il collo presenta delle striature bianche e nere. Gli occhi e le zampe sono rossi. Gola e petto rossicci.
Habitat: La Tortora è un uccello molto diffidente che generalmente vive a coppie o in piccoli gruppi, riunendosi in branchi solamente durante la migrazione o la nidificazione. Frequenta i boschi o zone aperta in prossimità dell’acqua, presso radure erbose. Si nutre di semi, germogli ma non disdegna piccoli invertebrati.

Riproduzione: E’ specie monogama. Durante la stagione riproduttiva. che è compresa tra metà maggio e giugno-luglio. i maschi compiono parale nuziali in volo, sui rami o sul terreno e fanno udire un insistente tubare. Il nido viene preparato sia dal maschio che dalla femmina sugli alberi o su alti e folti cespugli in mode grossolano, utilizzando stecchi, ramoscelli e radici intrecciati. A voile viene utilizzato il nido di altri uccelli. La femmina depone normalmente due  uova con intervallo di un giorno e mezzo, e vengono covate a turno anche dal maschio per  circa 14gioni. I piccoli sono alimentali da entrambi i genitori col secreto cascoso prodotto dal gozzo ed all’età di circa tre settimane lasciando il nido. Depone in genere due volte all’anno.

Fattori di minaccia: Distruzione di habitat favorevoli alla nidificazione, uso di erbicidi, pressione venatoria eccessiva.
Status di conservazione: Specie non sufficientemente conosciuta a livello regionale, vulnerabile a livello nazionale ed europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2


Upupa

Upupa epops
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Coraciiformesformes
Famiglia: Upupidae
Nome sardo: Pubùsa

Origine zoogeografica: Paleartico-paleotropicale
Areale di distribuzione: Specie politipica, durante la stagione riproduttiva è distribuita uniformemente in tutto il territorio nazionale ad eccezione delle aree di alta montagna e delle piccole isole.
Identificazione: L'upupa è un uccello caratterizzato dal piumaggio piuttosto vistoso, con colori vivaci osservabili soprattutto durante il volo. Possiede un lungo becco sottile e leggermente incurvato. Facilmente riconoscibile per la presenza di vistose bande bianche e nere sulle ali e sulla coda, mentre il resto del corpo assume una colorazione bruno rossastra. Vistosa cresta erettile sulla nuca che viene ripiegata durante il volo.
Habitat: Tipica specie delle aree pianeggianti e di collina. Frequenta i margini di boschi, frutteti, coltivi, castagneti. Si nutre di una grande varietà di insetti ma non disdegna gli anellidi e piccoli anfibi e rettili.
Riproduzione: La nidificazione avviene generalmente in ambienti alberati ma non umidi, nelle cavità degli alberi o nelle rovine. La femmina depone 4 o 7 uova, piccole ed allungate di colore verde-biancastro e ricoperte di puntini bianchi.
Fattori di minaccia: La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa. Le cause principali di minaccia sono causate dalle trasformazioni ambientali degli ecosistemi agrari e forestali.
Status di conservazione: Specie non minacciata
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II)


GRUCCIONE

Merops apiaster
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Coraciiformes
Famiglia: Meropidae
Nome sardo: Marrangau

Origine zoogeografica: Euroturanico-mediterranea
Areale di distribuzione: Il gruccione nidifica in Africa nord-occidentale e meridionale, in Europa e Asia centro-meridionale; l’areale di svernamento sembra distinto in due aree principali rispettivamente in Africa sud-orientale ed occidentale. La popolazione attuale di coppie nidificanti nel territorio italiano è di circa 4000-6000 coppie. La maggior parte della popolazione nidificante risulta distribuita in Sardegna.
Identificazione: Uccello inconfondibile, dalla livrea particolarmente colorata, lungo 27 cm. La testa e la parte iniziale del dorso sono castane, per poi sfumare nei colori rosso, giallo e turchese alla fine della coda. La gola è giallo brillante mentre le parti inferiori sono verde-blu. Ha il becco lievemente incurvato, lungo quanto la testa. Anche le ali sono coloratissime, ricche di sfumature rosse e blu fino al nero. Le zampe sono bruno-violetto e l'iride è rosso.
Riproduzione: Nidifica in colonie spesso formate da decine di individui, direttamente all’interno di un cunicolo scavato nel terreno da entrambi i sessi. I terreni preferiti per la costruzione del nido sono quelli argillosi e sabbiosi. La femmina depone circa 5-6 uova.
Fattori di minaccia: Riduzione e alterazione degli habitat.  
Status di conservazione: Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione: Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II)


OCCHIONE

Burhinus oedicnemus
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Charadriiormes
Famiglia: Burhinidae
Nome sardo: Ziruliu

Origine zoogeografica: Paleartico-orientale
Areale di distribuzione: La sottospecie nominale nidifica in Europa e nella Turchia nord-orientale. In Italia si riproduce nelle due isole maggiori e in alcune aree scarsamente antropizzate della penisola (Gargano, Murge, Maremma tosco-laziale, magredi friulani e Pianura Padana centro-occidentale).
Identificazione: Uccello grande, piuttosto tarchiato, bizzarro, facilmente distinguibile per la forma del capo arrotondato e gli occhi grossi gialli. Piumaggio striato bruno rossiccio e bianco con delle macchie nere, la parte inferiore è più chiara. Becco robusto e corto, dalla colorazione gialla e nera. Le zampe giallastre sono lunghe e robuste. Volo generalmente basso, con ridotti colpi d’ala alternati talvolta da lunghe planate.
Habitat: L’Occhione è una specie dalle abitudini prevalentemente notturne. Occupa ambienti aridi, prati, coltivi, pascoli, spesso in prossimità di zone umide. Specie terricola, si nutre di vermi, insetti e molluschi, talvolta di piccoli mammiferi e nidiacei.
Riproduzione: Nidifica generalmente sul terreno aperto, con un ottima visuale. Le densità riproduttive sono normalmente basse (0,5-3 coppie/Km²), ma si nota una certa tendenza all’aggregazione dei nidi. La riproduzione ha inizio tra aprile e i primi di maggio.
Fattori di minaccia: La specie ha subito un forte declino dopo la metà del XX secolo in concomitanza della bonifica agricola e successivo utilizzo massiccio di pesticidi. La diminuzione del pascolo nelle aree steppiche ha ulteriormente costretto l’habitat residuo per l’Occhione.
Status di conservazione: Specie a status indeterminato a livello regionale e nazionale, non sufficientemente conosciuta a livello europeo.
Grado di protezione: Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. I; L.R.23/98.

 
 

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