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MAMMIFERI |
Cinghiale
Sus scrofa meridionalis
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Artiodactyla
Famiglia:
Suidae
Nome sardo:Sirbone
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Origine zoogeografica:
Paleartica.
Areale di distribuzione:
Sardegna, Corsica. L’origine del cinghiale in Sardegna
viene fatta risalire al rinsevaltichimento di
popolazioni allevate per carne dall’uomo primitivo
(neolitico). E' presente su quasi tutto il territorio,
dalle zone costiere a quelle interne montane. E’ assente
o occasionale nei Campidani di Oristano e Cagliari.
Identificazione:
Rispetto alla specie nominale, il cinghiale sardo è più
piccolo, ha una lunghezza totale di 100 - 120 cm e
raggiunge un peso massimo di 70 -80 kg. nei maschi
adulti. Ha una corporatura tozza e robusta, compressa
lateralmente; zampe piuttosto corte e snelle con quattro
dita per arto provviste di robusti zoccoli, di cui le
due dita centrali poggiano a terra mentre quelle
laterali restano sollevate. La forma del corpo,
affusolata sia anteriormente che posteriormente con gli
arti posteriori più corti degli anteriori, è tale da
offrire la massima resistenza agli ostacoli e un
avanzamento veloce nel sottobosco. La testa, molto
grossa e di forma conica, termina in un grugno nudo
provvisto di un disco calloso (grifo) in cui si trovano
le narici; gli occhi sono piccoli; le orecchie grandi e
dritte; il collo è corto e quasi non si distingue dalla
testa. E’ dotato di potenti zanne (canini) molto più
sviluppate nei maschi, quelle inferiori sono più lunghe
di quelle superiori, entrambe sono rivolte verso l’alto
a formare una pericolosa arma di difesa o di offesa che
il cinghiale utilizza portando la testa dal basso verso
l’alto grazie ai forti muscoli del collo. Il corpo è
ricoperto di robuste setole che, lungo la linea mediana
del corpo formano una specie di criniera; il mantello
degli adulti ha una colorazione bruno nerastra o bruno
grigiastra, spesso brizzolata di peli biancastri in modo
particolare nella testa e nella gola. la coda, a
differenza di quella del maiale domestico, è dritta e
termina con un ciuffo di setole. Ha 12 mammelle.
Habitat:
Il cinghiale è attivo soprattutto nelle ore crepuscolari
e notturne, durante il giorno sosta nel sottobosco
preferibilmente vicino a luoghi umidi. Vive di
preferenza nelle zone boscose e nella macchia
mediterranea, alternati a prati-pascoli. E’ un ungulato
monogastrico perfettamente onnivoro, anche se predilige
le ghiande, i bulbi e i tuberi delle piante erbacee. Non
disdegna di frequentare le coltivazioni foraggere e i
vigneti, causando anche notevoli danni alle colture. Con
il «grifo» scava nel terreno lasciando tracce visibili
del suo passaggio (le cosiddette “arature”).La specie ha
un comportamento sociale e si costituiscono piccoli
branchi, con esemplari di entrambi i sessi, formati da
individui che hanno tra loro legami parentali e i
piccoli dell’anno. I maschi adulti conducono
generalmente, invece, vita solitaria.
Riproduzione:
Il periodo riproduttivo è abbastanza variabile in
relazione all’andamento climatico e alla disponibilità
alimentare; generalmente si colloca in autunno
(ottobre). I maschi adulti vanno alla ricerca delle
femmine e scacciano sia i maschi giovani che più deboli,
anche i piccoli vengono scacciati ma tornano al branco
subito dopo l’accoppiamento. Poco prima del parto, la
femmina si allontana dal gruppo per costruire un riparo
in cui partorire, costituito da un semplice fosso in
prossimità di anfratti, ricoperto di foglie e altro
materiale vegetale. Le nascite avvengono dopo tre mesi e
mezzo dalla fecondazione. Il numero medio di piccoli è
di tre - quattro per parto, anche in relazione all’età
della madre. Trascorso qualche tempo dal parto, la
femmina ed i nuovi nati si riuniscono ad altre femmine,
costituendo dei branchi multifamiliari che hanno anche
funzione di aumentando in questo modo la protezione dei
cuccioli. L’allattamento dura circa 3 mesi, nonostante i
piccoli siano in grado di nutrirsi di vegetali già dopo
un paio di settimane di vita. Caratteristico il mantello
dei piccoli, con le evidenti striature longitudinali
giallastre su un fondo rossiccio, dopo i tre mesi circa
di vita, la colorazione tende ad uniformarsi e ad
assumere un colore rossiccio più scuro che verrà
sostituito dalla livrea degli adulti a circa un anno di
età.
Fattori di minaccia:
Gli esemplari adulti di questa specie non hanno nemici
naturali se non l’uomo, attraverso la caccia, il
bracconaggio ed il pascolo brado di suini domestici cui
consegue l’inquinamento genetico e la trasmissione
reciproca di epizoozie (peste suina, afta, etc.).
Status di conservazione:
Specie non minacciata, negli ultimi anni ha conosciuto
una notevole espansione.
Grado di protezione:
L.R. 23/98. E’ una specie cacciabile |
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Coniglio selvatico
Oryctolagus cuniculus huxleyi
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Lagomorpha
Famiglia:
Leporidae
Nome sardo:
Conillu |
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Origine zoogeografica:
Mediterranea
Areale di distribuzione:
Il Coniglio selvatico è presente in Sardegna con la
sottospecie Oryctolagus cuniculus huxleyi (Haeckel,
1874), introdotto dall’uomo in epoca romana nelle isole
del mediterraneo e in gran parte dell’Europa. E’
diffuso, con consistenze differenti, su tutto il
territorio regionale ad eccezione della Sardegna nord
orientale (Gallura), in cui è raro o del tutto assente.
Identificazione:
Più piccolo e chiaro della specie nominale, ha una
lunghezza totale di circa 38-53 cm, le zampe posteriori
lunghe, una colorazione della pelliccia prevalentemente
grigia, spruzzata di bianco, che può variare anche dal
rossastro, grigio-giallo-marrone sul dorso, il ventre e
il sottocoda sono bianchi o biancastro. Si distingue
dalla Lepre per il tronco più corto e meno slanciato, le
orecchie e le zampe meno lunghe e la testa
rotondeggiante. Le zampe anteriori risultano molto più
corte degli arti posteriori.
Habitat:
Vive nelle aree di pianura e collinari, raramente supera
gli 800-100 m di altitudine; predilige terreni sabbiosi
asciutti, cespugliati, ben esposti ed è frequente nelle
zone costiere dunali. Si adatta bene anche ai boschi
aperti, alle macchie, alle garighe, agli ambienti
rocciosi e anche alle pinete. E’ una specie gregaria che
forma gruppi coloniali di circa 10-15 individui per
gruppo, con organizzazione gerarchica. Gli individui
delle colonie scavano un complesso sistema di tane, fino
ad una profondità di circa 3 metri, con svariate camere
principali e secondarie, gallerie di connessione e più
entrate ed uscite. Di abitudini notturne e crepuscolari,
è prettamente erbivoro e si nutre di materiali vegetali
di varie origini: piante erbacee, semi, bacche, cereali
e ortive coltivati, cortecce e bulbi. Risente della
presenza di elevati carichi di ovini e bovini e modifica
la sua dieta adattandosi a specie erbacee meno appetite
e nutrienti. Il coniglio, per le sue abitudini di vita,
è soggetto periodicamente ad epizooie, mixomatosi ed
epatite emorragica, che determinano veri e propri crolli
delle popolazioni. In natura vive circa 8 – 10 anni.
Riproduzione:
Raggiunge la maturità sessuale a 8 – 10 mesi. Nelle
isole mediterranee gli accoppiamenti hanno luogo
generalmente da febbraio a fine novembre, con una
gestazione di circa 28-31 giorni ed una nidiata di circa
5 -12 piccoli, che a differenza dei leprotti, sono
iinetti perché nudi e ciechi. I coniglietti si rendono
indipendenti a 4-5 settimane. In una stessa annata
possono aversi fino a 5 figliate, prevalentemente tra
marzo e ottobre.
Fattori di minaccia:
Pratiche agricole chimiche (uso di diserbanti e
pesticidi), meccanizzazione dell’agricoltura, incendi,
eccessivo protrarsi e scarsa pianificazione del periodo
di caccia, epizooie.
Status di conservazione:
Non minacciata di estinzione.
Grado di protezione:
L.R. 98/23 (Specie cacciabile) |
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Daino
Dama dama
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Artiodactyla
Famiglia:
Cervidae
Nome sardo:
Dainu o Crabiolu |
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Origine zoogeografica:
Mediterranea
Areale di distribuzione:
Originario dell’Asia Minore, Palestina, Libano e del sud
dei Balcani, è stato introdotto in Sardegna in epoca
storica dai fenici e, successivamente, dai romani come
specie d’interesse venatorio. Grazie alla sua grande
plasticità ecologica, è stato introdotto in alcune zone
dell’Italia centro meridionale, della penisola iberica e
in numerose altre regioni europee. Fino agli anni ’50
era presente in molte parti dell’Isola con buone
consistenze; si è estinto alla fine degli anni ’60 a
causa di un’eccessiva pressione venatoria e del
bracconaggio. Dalla seconda metà degli anni ’70 sono
stati intrapresi, dall’ex Azienda Foreste Demaniali,
interventi di reintroduzione a partire da nuclei
provenienti dalla Toscana e dalla Calabria. Attualmente
è presente in vari recinti di ripopolamento e con alcune
popolazioni libere, consistenti e vitali, come ad
esempio quelle della Foreste di Porto Conte (Alghero-SS)
e di Assai (Neoneli-OR). Alcuni nuclei di limitata
consistenza, fuoriusciti dai recinti, vivono in libertà
in vicinanza dei recinti stessi.
Identificazione:
Leggermente più alto al groppone, il daino ha un aspetto
e un portamento complessivamente eleganti anche se le
zampe sono proporzionalmente meno lunghe di quelle del
cervo. Ha una lunghezza totale di cm 150-170 e altezza
al garrese cm 70-95, il peso varia dai Kg 50 ai 110 nei
maschi adulti. La testa è allungata e termina con un
muso nudo, le orecchie sono grandi, gli occhi ovali ed
espressivi. Il mantello in estate è bruno-rossicccio con
pomellatura bianca sul dorso e sui fianchi, in inverno è
notevolmente più scuro e senza le macchie bianche.
Mentre nel cervo la pomellatura è una caratteristica dei
soli cerbiatti nel daino rimane anche nell’adulto.
Frequente in Sardegna è il mantello melanico,
caratteristica legata all’insularità. La muta avviene
due volte l’anno, in primavera (aprile) e in autunno
(settembre). Le corna, presenti solo nel maschio,
vengono dette “palchi” e sono larghe, appiattite e
terminano con un apice espanso a formare una pala,
possono raggiungere gli 80 cm di lunghezza; vengono
perse nel periodo compreso tra aprile e i primi di
maggio, quindi ricrescono e la loro formazione è
completa in agosto. Nella fase di neoformazione sono
rivestite da un tessuto cutaneo molto vascolarizzato
detto, “velluto”, che al termine dello sviluppo delle
corna si secca e viene rimosso mediante strofinamento su
alberi ed arbusti.
Habitat:
Specie di grande plasticità ecologica si adatta a
diversi ambienti: aree costiere con pinete artificiali,
zone agricole e pascoli arborati o parzialmente boscati,
aree collinari con macchia mediterranea e formazioni
forestali. Resiste bene la siccità ma soffre, a
differenza del muflone, le pendenze eccessive e
l’elevata rocciosità. Pascolatore intermedio, si nutre
anche degli arbusti della macchia mediterranea, di cui
usa scortecciare i fusti.
Riproduzione:
Il daino è una specie poliginica; il periodo degli amori
ha inizio in autunno e si protrae per tutto ottobre, i
maschi in grado di riprodursi marcano il proprio
territorio, detto “arena”, che rimane stabile negli
anni, con segnali sonori (il bramito) e schianti sulla
vegetazione, per attirare le femmine e per dissuadere
eventuali concorrenti. Il bramito dei maschi è meno
forte e più breve di quello del cervo. Dopo una
gravidanza di circa 32 settimane, a primavera inoltrata,
generalmente in giugno, le femmine partoriscono un
piccolo che viene alattato per 3-4 mesi. L’unità di base
della struttura sociale del daino è costituita dalla
femmina con il piccolo dell’anno e la figlia, “sottile”
(più raramente il figlio, “fusone”) dell’anno
precedente. Sia le femmine che i maschi hanno la
tendenza ad aggregarsi in gruppi numerosi, non sono
comunque infrequenti i gruppi misti. I maschi anziani
vivono per lo più isolati a causa della loro scarsa
competitività.
Fattori di minaccia:
Il daino è minacciato principalmente dal bracconaggio e
dal randagismo.
Status di conservazione:
Specie rara a livello regionale, non minacciata a
livello italiano ed europeo.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); L.R.23/98 |
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Donnola
Mustela nivalis boccamela
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Carnivora
Famiglia:
Mustelidae
Nome sardo:
Annaemèle |
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Origine zoogeografica:
Paleartica. Specie introdotta dall’uomo in tempi
storici.
Areale di distribuzione:
La specie nominale ha un’ampia distribuzione in tutta la
regione paleartica, eccetto la penisola arabica,
l’Irlanda e l’artico. E’ presente soprattutto nel
Mediterraneo occidentale. A causa della grande
variabilità che caratterizza questa specie in relazione
alla vastità dell’areale occupato, la sistematica di
questo mustelide non è ancora del tutto definita;
attualmente vengono accettate due sole sottospecie: la
minuta a diffusione continentale e la
boccamela presente nell’Italia centro meridionale e
nelle maggiori isole (Sardegna, Sicilia, Malta,
Corsica?). In Sardegna la donnola, grazie alla sua
notevole plasticità ecologica, è distribuita in maniera
uniforme su tutto il territorio dell’isola, dalle zone
costiere a quelle montane.
Identificazione:
La sottospecie differisce dalla specie tipo per le sue
dimensioni maggiori e per la colorazione dai toni più
chiari. Il dorso e le zampe sono bruni o
bruno-giallastri mentre le parti ventrali si presentano
biancastre. La linea di demarcazione tra il ventre e il
dorso risulta irregolare e sinuosa. La lunghezza
testa-tronco è di circa 170-230 mm e la coda 39-130 mm.
Ha un corpo snello e allungato, flessuoso, con zampe
molto corte con cinque dita, la coda è piuttosto corta e
non molto folta; il muso è corto, di forma triangolare e
appuntito, con occhi piccoli e orecchie piccole e
tondeggianti. Come tutti i mustelidi mostra dimorfismo
sessuale nelle dimensioni, i maschi sono più grandi
delle femmine di circa un terzo.
Habitat:
Specie a grande valenza ecologica, la donnola popola una
grande varietà di ambienti, dalle zone costiere, dalla
pianura alla montagna, fino ad un’altitudine di 2000 m..
Vive nei boschi, nelle radure, nelle zone cespugliate,
nelle aree costiere, sia sabbiose che rocciose, nelle
sassaie e, talvolta, se riesce a trovare dei rifugi e
cibo, si spinge fino agli agglomerati urbani. E’ un
animale generalmente solitario e territoriale, i maschi
hanno territori molto più ampi delle femmine in modo
tale che il territorio di uno stesso maschio si
sovrappone a quello di più femmine. Ha abitudini sia
diurne che notturne ma d’estate e in primavera è più
frequente incontrarla anche durante il giorno. È
carnivora,particolarmente agile ed aggressiva, colpisce
la sua preda senza difficoltà con movimenti molto
veloci, al collo e alla nuca sostenendosi con le unghie
degli arti anteriori. Si nutre soprattutto di roditori
ma non disdegna, anfibi, pesci, lepri, conigli, uccelli,
compresi nidiacei ed uova. Fa spesso stragi nei pollai e
nelle conigliere ed è uno dei pochi nemici naturali dei
ratti. La tana può trovarsi all’interno di tronchi cavi,
sotto cataste di sassi e di legna, all’interno di muri.
Può vivere fino circa 10 anni, ma in natura raramente
supera i 2 anni di età.
Riproduzione:
La maturità sessuale viene raggiunta a circa un anno,
tra i 9 e i 12 mesi. Gli accoppiamenti avvengono
principalmente tra marzo e aprile; a differenza della
martora non presenta diapausa embrionale, ossia
l’impianto ritardato degli embrioni nella parete uterina
e pertanto la gravidanza non è molto lunga e dura circa
5-8 settimane. Si possono avere anche due parti l’anno
con nidiate di 4 – 6 piccoli che si rendono indipendenti
dopo circa 4 – 6 settimane.
Fattori di minaccia:
vista la sua grande valenza ecologica, può essere
considerata a ragione una specie di successo. Insieme al
riccio e d alla volpe, è tra i mammiferi più comunemente
investiti dalle auto; talora, erroneamente, è ritenuta
una specie dannosa.
Status di conservazione:
Non minacciata di estinzione.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III) |
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Lepre comune
Lepus capensis
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Lagomorfi
Famiglia:
Leporidi
Nome sardo:
Leporo |
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Origine zoogeografica:
Mediterranea. E’ stata introdotta in Sardegna dall’uomo
neolitico tra il 4° e il 3° millennio.
Areale di distribuzione:
La specie L. capensis ha diffusione
afro-tropicale-mediterranea; in Sardegna è presente la
sottospecie L. c. mediterraneus, da alcuni autori
considerata specie a sé stante. E’ distribuita su gran
parte del territorio isolano.
Identificazione:
Le dimensioni della forma sarda (lunghezza del corpo
39-51 cm, peso kg.1,5-2,5) sono di poco superiori a
quelle del coniglio da cui si differenzia per le
orecchie e le zampe posteriori più lunghe e per la
colorazione del mantello. La testa è più allungata
rispetto a quella del coniglio, gli occhi sono grandi e
sporgenti, con la pupilla rotonda. Le estremità delle
orecchie hanno inoltre una fascia di colore bruno scuro.
Il mantello è di colore variabile a seconda delle zone,
comunque tendente al marrone-giallastro, più o meno
fulvo, con una forte mescolanza di sfumature nere, la
coda inferiormente è bianca, superiormente nerastra.
Habitat:
Il suo habitat preferenziale è la macchia mediterranea
non molto fitta e con radure. La si riscontra anche nei
pascoli e nelle zone aperte di campagna, nonché in
prossimità di ambienti salmastri e lagune. Il suo
spettro alimentare è abbastanza ampio e può essere
considerato un erbivoro generalista e “frugale”, si
nutre di germogli, radici, tuberi, cortecce, frutti,
etc. Predilige comunque vegetali freschi e succosi. La
sua attività è prevalentemente crepuscolare e notturna,
durante il giorno trova riparo in piccoli avallamenti
che scava nel terreno tra l’erba alta, in prossimità di
qualche roccia o cespuglio. Di abitudini solitarie e
molto elusiva, si sposta a balzi e quando fugge è capace
di raggiungere velocità elevate. Numerosi sono di questa
specie, tra cui in particolare i grossi rapaci e la
volpe.
Riproduzione:
La maturità sessuale viene raggiunta intorno agli 8 – 10
mesi di età. Il periodo degli accoppiamenti va da
ottobre – novembre a febbraio - marzo. I piccoli nascono
soprattutto in maggio – giugno e secondariamente per
tutta l’estate fino all’inizio dell’autunno (luglio –
ottobre). La gestazione dura 42-44 giorni. Si possono
avere generalmente 1-2 parti all’anno, fino ad un
massimo di 3-4, a seconda dell’andamento climatico e
delle disponibilità alimentari. I piccoli, da 2 a 4 per
parto, nascono nel covo e si rendono indipendenti a
circa un mese di età.
Fattori di minaccia:
Bracconaggio, distruzione e frammentazione degli habitat
dovuta a incendi e all’apertura di strade e sterrati,
randagismo.
Status di conservazione:
Rara a livello regionale (localmente comune), nazionale
ed europeo.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
L.R. 23/98. Specie cacciabile |
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Martora
Martes martes latinorum
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Carnivora
Famiglia:
Mustelidae
Nome sardo:
Cassile |
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Origine zoogeografica:
Paleartica. La martora è stata introdotta in Sardegna
dall’uomo in epoca preistorico – storica.
Areale di distribuzione:
Nel mediterraneo è localizzata nelle isola di Sardegna,
Sicilia, Elba e Baleari, la sua presenza in Corsica è
invece dubbia. Attualmente la distinzione nella
sottospecie latinorum non è più considerata valida.
Identificazione:
E’ molto simile alla donnola ma di dimensioni superiori
(lunghezza testa - corpo 39-51cm, peso kg. 1-1,2) e ha
una caratteristica macchia pettorale molto allungata di
colore giallo - arancio; il colore della pelliccia è
marrone con toni soffusi di giallo. La forma del corpo
risulta slanciata con una lunghezza di circa 40-50 cm.
La coda è lunga attorno ai 25 cm, il muso è allungato,
le orecchie rotonde ed arti robusti con delle forti
unghie.
Habitat:
Tipico abitatore e predatore degli ambienti boschivi
maturi, vive di preferenza nelle foreste di latifoglie.
Nell’Isola, in mancanza di competitori, la sua nicchia
ecologica è più vasta e comprende anche le zone
coltivate e le macchie. E’ un predatore di vertebrati di
piccola e media taglia, generalmente Roditori e
Lagomorfi; si nutre anche di insetti (Coleotteri ed
Ortotteri) e di frutti e bacche selvatiche (more, fichi,
carrube, pere, uva, etc.). È un animale agilissimo,
capace di compiere lunghi salti da un ramo ad un altro.
Le sue abitudini sono per lo più notturne, e durante le
ore diurne si rifugia spesso negli alberi. La tana è
normalmente situata tra le radici o nelle cavità degli
alberi, o ancora, in anfratti rocciosi.
Riproduzione:
La maturità sessuale viene raggiunta a circa 2 anni.
L’accoppiamento avviene tra luglio e agosto; la
gravidanza dura 8 - 10 mesi e i piccoli, da 2 a 5,
nascono nella primavera successiva, tra marzo e aprile.
Vengono allattati per circa due mesi e si rendono
indipendenti al terzo mese.
La struttura sociale si basa su uno schema molto rigido
di territorialità intrasessuale,: gli adulti dello
stesso sesso hanno territori esclusivi che mantengono e
difendono per assicurarsi le risorse alimentari , il
territorio di un maschio adulto si sovrappone pertanto a
quello di una o più femmine. I giovani sono tollerati
nei territori parentali fino all’età di 12-18 mesi.
Fattori di minaccia:
Riduzione e antropizzazione degli habitat e incendi.
Status di conservazione:
Specie rara a livello regionale, non minacciata a
livello italiano ed europeo.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23 |
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Riccio
Erinaceus europaeus italicus
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Insectivora
Famiglia:
Erinaceidae
Nome sardo:
Eritzu |
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Origine zoogeografica:
Paleartica
Areale di distribuzione:
Ampiamente diffuso nell’Europa Occidentale, nonché in
Russia e nella Siberia occidentale, il riccio si trova
in Sardegna con la sottospecie d E. europaeus italicus,
presente anche nell’Italia settentrionale e peninsulare.
La sua presenza sull’Isola sembra sia dovuta
all’introduzione in tempi storici.
Identificazione:
La sottospecie si distingue dalla specie E. europaeus
per le dimensioni leggermente più ridotte del corpo e
della coda e per il colore più chiaro. La lunghezza,
misurata dalla testa alla coda, varia dai 23 ai 29 cm.
Il muso è appuntito, gli occhi grandi e vivaci, le
orecchie piccole e tondeggianti. Il muso e il ventre
sono ricoperti di peli marrone chiaro quasi giallastri,
mentre la parte superiore è caratterizzata dalla
presenza di aculei della lunghezza di 25 mm e dello
spessore di 1 mm. Gli aculei sono giallastri con una
banda bruno scuro. Il corpo risulta un po’ tozzo, senza
una netta separazione testa-tronco, mentre le zampe sono
robuste, corte e con cinque dita munite di lunghe e
forti unghie.
Habitat:
Il riccio predilige zone con una discreta copertura
vegetale come le boscaglie e le macchie, lo si trova
frequentemente ai margini delle aree coltivate, nei
giardini, nei parchi e nei frutteti, dove può trovare
non solo il cibo ma dei buoni nascondigli. Lo si può
trovare sia a livello del mare sia ad altitudini
elevate, solitamente, però, vive nelle zone di pianura e
collinari. E’ un animale territoriale, che conduce una
vita solitaria, si rifugia in tane scavate sul terreno o
abbandonate da altri animali, che ricopre con muschio ed
altri vegetali. È attivo soprattutto al crepuscolo e di
notte, in cui caccia essenzialmente insetti, anfibi,
uova e piccoli d’uccelli di specie nidificanti nel
terreno, lucertole, lombrichi, topi. In periodi di
scarsità alimentare si accontenta facilmente di funghi,
bacche, radici. Il riccio è l’unico tra gli insettivori
a trascorrere alcuni mesi in letargo durante l’inverno,
da novembre a marzo; nelle isole mediterranee il letargo
è discontinuo e i ricci sono attivi quasi tutto l’anno.
La longevità in natura è di circa 10 anni.
Riproduzione:
Gli accoppiamenti avvengono a fine inverno e i piccoli
nascono a tarda primavera, dopo una gestazione di circa
5 settimane; la femmina partorisce, in un nido di foglie
secche, 4 - 5 piccoli che lasciano il nido dopo circa un
mese, ma restano con la madre fino all’autunno
inoltrato. In condizioni favorevoli vengono prodotte
anche due nidiate all’anno.
Fattori di minaccia:
La specie è localmente piuttosto comune, tuttavia gli
incendi, le riconversioni dei frutteti ed il traffico
stradale, principalmente durante il periodo
primaverile-estivo, provocano una significativa
diminuzione delle popolazione. E’ predato
prevalentemente dalla volpe e dalla martora.
Status di conservazione:
Il riccio non è considerata, a torto, tra le specie con
problemi di conservazione, tuttavia è raro e minacciato
soprattutto a livello europeo e nazionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23 |
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Topo selvatico
Apodemus sylvaticus dichrurus
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Rodentia
Famiglia:
Muridae
Nome sardo:
Sòrighe |
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Origine zoogeografica:
Paleartica
Areale di distribuzione:
Ampiamente diffuso nel Paleartrico occidentale ad
esclusione della Finlandia e della Scandinavia del nord.
La sottospecie Apodemus sylvaticus dichrurus (Rafinesque,
1814) è presente nell’Italia meridionale, centrale ed
insulare.
Identificazione:
di poco più grande, il topolino selvatico differisce dal
topolino domestico per le orecchie più grandi, gli occhi
più sporgenti i piedi posteriori più lunghi ed il corpo
più snello. La colorazione della pelliccia sul dorso è
marrone giallastro sfumata di grigio, il è ventre bianco
grigiastro. La lunghezza testa-tronco è di 80-120 mm, la
coda 69-110 mm, il peso dai 18-35 g.
Habitat:
E’ una specie diffusa e comune in tutti gli ambienti
boschivi e di macchia, sia costieri che di montagna,
necessita di una certa copertura vegetale ed evita gli
ambienti troppo aridi. Occupa comunque una notevole
varietà di habitat: dai margini delle coltivazioni
agricole, ai prati-pascolo, frutteti, giardini e, negli
ambienti rurali, cantine, legnaie e magazzini. E’
particolarmente agile sul terreno, dove, se in pericolo,
po’ compiere i caratteristici salti lunghi sino a 80
cm.. Si nutre prevalentemente di semi e ghiande, ma non
disdegna la frutta, il grano, le lumache ed altri
invertebrati; occasionalmente può predare piccoli
vertebrati, soprattutto nidiacei e giovani. E’ un
animale socievole e poco pauroso che conduce una vita
principalmente notturna. Le tane scavate nel terreno
sono abbastanza profonde, dotate di più ingressi e
corridoi. Durante l’inverno è possibile trovare nella
tana o in altri luoghi ben nascosti le provviste
accumulate nella buona stagione. Vive fino a 3 anni
circa, anche se in natura difficilmente arriva all’anno
e mezzo di età.
Riproduzione:
raggiunge la maturità sessuale a 7-8 settimane; nelle
regioni con clima mite come in Sardegna, gli
accoppiamenti possono avvenire in qualsiasi periodo
dell’anno e le femmine, generalmente, partoriscono, dopo
una gestazione di 23 giorni, all’inizio della primavera
(marzo-maggio) e in autunno (settembre-dicembre). Si
hanno 3-8 piccoli per parto, che vengono allattati per
circa 3 settimane, dopodiché divengono indipendenti.
Fattori di minaccia:
La specie non è minacciata, in quanto le sue abitudini
la preservano dalla maggior parte dei pericoli.
Status di conservazione:
specie non a rischio di estinzione.
Grado di protezione:
non gode di alcuna protezione specifica |
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Volpe
Vulpes vulpes ichnusae
Phylum:
Chordata
Classe:
Mammalia
Ordine:
Carnivora
Famiglia:
Canidae
Nome sardo:
Marzane, mazzone |
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Origine zoogeografica:
Paleartica. La presenza della volpe in Sardegna viene
fatta risalire al Pleistocene superiore, quando, durante
l’ultima fase interglaciale, si è instaurato il
cosiddetto “ponte” sardo-corso-toscano che ha consentito
l’immigrazione di alcune specie animali.
Areale
di distribuzione:
Unico Canide presente oggi nelle isole del Mediterraneo,
in Sardegna è presente la sottospecie endemica ichnusae
differenziatasi a seguito dell’isolamento geografico
una volta interrottasi la comunicazione con la penisola.
Distribuita, con differenti consistenze, in tutto il
territorio regionale, grazie alla sua grande plasticità
ecologica che le consente di colonizzare praticamente
tutti gli habitat naturali e seminaturali .
Identificazione:
Ha le dimensioni di un cane di media taglia ed è più
piccola della foma continentale (lunghezza testa - corpo
59-64 cm), la coda è caratteristica, folta e lunga circa
metà del corpo, termina con un’evidente punta bianca. La
testa termina con un muso aguzzo e le orecchie sono
piuttosto larghe ed erette; le zampe sono relativamente
corte. Il mantello è fulvo con le parti ventrali
biancastre.
Habitat
ed Ecologia:
originariamente tipica di ambienti boschivi, attualmente
è pressochè ubiquitaria e la si riscontra nella macchia
mediterranea, nei pascoli e nelle zone aperte di
campagna. Il suo spettro alimentare è particolarmente
ampio comprendendo frutti selvatici (corbezzoli, datteri
della palma nana, pere, etc.), invertebrati, uova,
piccoli roditori, lagomorfi, uccelli e rettili ma anche
rifiuti urbani e carogne. La sua consistenza sul
territorio è in stretta relazione alle disponibilità
alimentari. E’ una specie prevalentemente solitaria,
crepuscolare – notturna. Costruisce o adatta tane di
altri mammiferi, scavando nel terreno, tra le ceppaie o
sotto le rocce; le tane sono articolate in varie camere
e hanno diverse vie di fuga.
Riproduzione:
La maturità sessuale viene raggiunta a circa 10 mesi.
L’accoppiamento avviene tra gennaio e febbraio; la
femmina, in questo periodo, riadatta una camera della
tana o un anfratti riparato e tranquillo, tappezzandola
con il proprio pelo. La gravidanza dura dai 50 ai 60
giorni e i piccoli, da 3 a 8 (in media 3 – 5) nascono
nella primavera, tra marzo e aprile. Si rendono
indipendenti dopo 3 – 4 mesi e già nel tardo autunno
lasciano il nucleo famgliare.
Fattori di minaccia:
Nessuno. E' uno dei pochi carnivori con buone
consistenze, tanto che in alcune situazioni necessita di
un controllo di poplazione. Viene generalmente
considerata impropriamente un “nocivo” e pertanto
perseguitata e uccisa con apposite battute di caccia.
Status di conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale, nazionale ed
europeo.
Grado di protezione:
L.R.23/98. Specie cacciabile |
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UCCELLI |
Assiolo
Otus scops
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Strigiformes
Famiglia:
Strigidae
Nome sardo:
Tzonca |
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Origine zoogeografica:
Eurocentroasiatico-mediterranea
Areale
di distribuzione:
Migratore parziale. Presente in tutta Italia eccetto la
regione alpina e alle quote elevate degli Appennini.
Nell’Isola la specie è stanziale e nidificante su tutto
il territorio tranne le zone montane dell’interno.
Identificazione:
E’ il più piccolo rapace notturno insieme alla civetta
nana, caratterizzato da due ciuffi di penne auricolari.
E’ lungo 19 cm, con un’apertura alare di 53-63 cm ed un
peso di 55-130 g. Il piumaggio è superiormente bruno
scuro lievemente vermicolato, con sfumature rossicce;
inferiormente grigio-castano. La parte facciale è
grigio-chiara. La coda è corta con ali molto sviluppate.
Il becco è curvo e corto con occhi grandi giallo vivo.
Nel complesso esistono due varianti di colore: una
bruno-rossiccia e l’altra grigio-brunastra. Il volo è
leggero e ondulato. Femmina leggermente più grande del
maschio.
Habitat:
Uccello prevalentemente notturno, frequenta parchi,
giardini, zone alberate in prossimità delle abitazioni
umane, zone aperte in genere. Si nutre principalmente di
insetti, farfalle, piccoli invertebrati, talvolta
piccoli uccelli e roditori. Caccia all’agguato su siti
preferenziali e, una volta catturata la preda con gli
artigli, la porta nel posatoio e la ripulisce con
estrema pignoleria. Durante il giorno riposa tra la
vegetazione e se infastidito drizza i ciuffi auricolari.
Riproduzione:
Nidifica in fossi e talvolta in vecchi nidi abbandonati
da altre specie. Il maschio per attirare la femmina
emette un canto caratteristico; quando una di queste
risponde al segnale ha inizio la formazione della
coppia. In primavera vengono deposte dalle 5 alle 6
uova, covate per circa 24-25 giorni. Una volta nati, i
piccoli vengono sfamati da entrambi i genitori.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione dell’habitat.
Status di conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II) |
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Astore
Accipiter gentilis arrigonii
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Accipitriformes
Famiglia:
Accipitridae
Nome
sardo:
Istòre |
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Origine
zoogeografica:
Oloartica
Areale
di distribuzione:
Ben distribuito in Europa fino alla Lapponia. In Italia
si trova lungo l’arco alpino, la dorsale Appenninica e
la Sardegna. Nell’Isola è presente con la sottospecie
Accipiter gentilis arrigonii, più piccola e con un
piumaggio più scuro rispetto alla forma tipo. Purtroppo
la diffusione dell’Astore in Sardegna ha subito il
destino del suo habitat naturale, le foreste d’alto
fusto. Schivo, difficile da osservare se non nel periodo
riproduttivo, l’Astore sardo è presente nei boschi del
Sulcis-Inglesiente, Sarrabus-Gerrei, M. Arci,
Gennargentu-Supramonte, M. Ferru, Marghine-Goceano,
Limbara, Planaria. Endemismo sardo-corso.
Identificazione:
L’astore è uno dei più eleganti rapaci europei, lungo
48-60cm, con un’apertura alare di 86-120 cm e un peso di
500-1100
g. La femmina è più grande del maschio. La colorazione è
bruno scura superiormente. Testa e nuca nero-ardesia.
Evidenti l’ampio sopracciglio e la stria oculare
bruno-nerastra che partendo dall’occhio si congiunge al
collo ardesia. Il sottocoda è bianco, la coda
bianco-grigiastra è barrata di scuro. Le remiganti
grigio ardesia-brunastre, più scure delle copritrici,
presentano una sfumatura più chiara a livello delle
primarie. Le parti inferiori sono biancastre barrate
orizzontalmente di bruno. Gola bianca. Zampe e tarsi
gialli, becco nero con base bluastra e cera
giallo-verdastra. Iride rossa. I giovani hanno una
colorazione marrone scuro superiormente,
castano-rossiccia, variabilmente gocciolata di scuro
inferiormente. La testa scura è ampiamente striata, nuca
giallastra. Volo deciso e potente con battiti alari
profondi e lenti, intercalati da brevi planate e
volteggi.
Habitat:
Specie solitaria al di fuori del periodo riproduttivo.
Frequenta gli ambienti forestali con parcelle più o meno
estese di essenze d’alto fusto (soprattutto conifere)
spesso nelle vicinanze di zone aperte. Si nutre
essenzialmente di uccelli e mammiferi di dimensioni
medio-piccole; talvolta rettili, insetti e carogne. E’
un abile cacciatore, inseguendo con estrema destrezza la
preda fra gli alberi oppure rimanendo in agguato.
Riproduzione:
Generalmente febbraio e marzo sono dedicati al
corteggiamento con voli di coppia straordinari. Nidifica
principalmente sugli alberi. Il nido viene costruito con
rametti oppure utilizza vecchi nidi abbandonati da altri
uccelli. La femmina tra aprile e maggio depone 2-4 uova
nell’arco di qualche giorno.
Fattori
di minaccia:
Disboscamenti, bracconaggio.
Status di
conservazione:
Specie rara a livello regionale, nazionale ed europeo.
Grado di
protezione:
Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. I;
L.R.23/98 |
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Barbagianni
Tyto alba
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Strigiformes
Famiglia:
Tytonidae
Nome
sardo:
Istria |
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Origine
zoogeografica:
Cosmopolita.
Areale
di distribuzione:
Specie cosmopolita e generalmente sedentaria.
Identificazione:
Rapace notturno, caratterizzato da un disegno facciale a
cuore e ciuffi auricolari assenti. E’ lungo 34 cm., con
un’apertura alare di 85-93 cm, e un peso di 280-450 g.
Gli occhi sono nerissimi, le parti superiori color
castano finemente macchiettate. Le parti inferiori sono
chiare, con minute macchie scure sul petto e sui
fianchi. Le zampe sono robuste dotate di unghie
massicce. La testa è grossa e la coda corta. La femmina
è leggermente più grande del maschio.
Habitat:
E’ una specie notturna, parzialmente diurna in inverno e
sedentario. Frequenta generalmente ambienti aperti di
ogni genere (zone umide, zone rurali, campagne, etc.),
molto legato alle abitazioni purché in prossimità di
coltivi e vecchi edifici, occasionalmente negli anfratti
rocciosi. Si nutre prevalentemente di piccoli roditori.
Riproduzione:
Il periodo riproduttivo inizia nel mese di marzo e si
protrae sino a luglio, con seconde covate anche molto
tardive nel periodo autunnale.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convezione di Berna All. II |
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Beccaccia
Scolopax ruticola
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Charadriiformes
Famiglia:
Scolopacidae
Nome
sardo:
Becàcia |
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Origine
zoogeografica:
Specie di diffusione eurosibirica.
Areale
di distribuzione:
Presente durante le migrazioni in gran parte dell’Isola.
Identificazione:
Uccello boschereccio di circa 34 cm di lunghezza,
possiede il piumaggio di colore “mimetico” con parti
inferiori del corpo giallastre barrate, con barrature
nere sul collo e posteriormente al capo. Simile al
Beccaccino, si distingue da esso oltre che per le
dimensioni, anche per la forma massiccia ed il becco più
robusto. La testa appare rotonda e con l’occhio grande e
posto in posizione piuttosto indietreggiata.
Habitat:
Frequenta le regioni boscose, particolarmente quelle con
fitto sottobosco o macchie sempreverdi. Spesso si
ritrova anche sui prati e nella vegetazione lungo i
fiumi.
Riproduzione:
Si riproduce in foreste miste di latifoglie, talvolta
anche in consociazione con conifere, purchè sia
garantita la presenza di sottobosco, radure e suoli
ricchi di lettiera.
Fattori di
minaccia:
Un fattore di minaccia è costituito dalla crescente
frammentazione di ampi tratti di foreste mature del nord
e del centro Europa; questo fenomeno sottrae habitat
idonei alla nidificazione della specie, compensato
soltanto in parte dalla creazione di piantagioni di
conifere, che però hanno una volta arborea troppo chiusa
per le esigenze riproduttive della Beccaccia. Misure di
conservazione adeguate, sia per lo svernamento che per
la nidificazione, potrebbero quindi essere dirette al
mantenimento e alla gestione di aree di continuità
forestale di grandi dimensioni, con la presenza di un
ricco sottobosco. |
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Civetta
Athene noctua
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Strigiformes
Famiglia:
Strigidae
Nome
sardo:
Cucumiao |
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Origine
zoogeografica:
Eurocentroasiatico-mediterranea.
Areale
di distribuzione:
Specie sedentaria e distribuita in modo uniforme in
tutte le zone dell’Isola.
Identificazione:
E’ un rapace notturno osservabile anche durante il
giorno, con occhi gialli e fosforescenti che gli
consentono una eccellente visione notturna. Il piumaggio
degli adulti è bruno scuro con striature e macchie
bianche superiormente, bianco-giallastro con barrature
brune inferiormente. Ciuffi auricolari assenti. Ha la
testa lievemente appiattita con dischi facciali non
perfettamente frontali. Le zampe sono ricoperte di
piume, il becco ricurvo è giallo-verdastro. E’ lunga 21
cm, con un’apertura alare di 54-58 cm e un peso medio di
105-215 g. Le ali sono corte e arrotondate. Il collo è
relativamente mobile consentendogli una rotazione della
testa di 270°. Il volo è basso e veloce, marcatamente
ondulante con battiti alternati a scivolate. Leggero
dimorfismo sessuale con la femmina leggermente più
grande del maschio.
Habitat:
La Civetta è un rapace che caccia abitualmente di notte
e ama sonnecchiare al sole. Frequenta boschi, aree
aperte con filari di alberi ad alto fusto, cespugli,
filari di salici e gelsi talvolta aree urbane o
semiurbane; spesso frequenta anche le zone umide,
nonostante non sia un uccello acquatico. Caccia
principalmente all’agguato. Si nutre prevalentemente di
insetti ma non disdegna uccelli, anfibi, lombrichi,
roditori, che uccide sia con il becco che con gli
artigli. Talvolta, soprattutto durante l’allevamento
della prole, caccia nelle ore diurne. La preda viene
ingerita intera e successivamente le ossa ed i residui
non digeriti vengono espulsi sotto forma di borra.
Riproduzione:
Nidifica in cavità naturali che artificiali. Il periodo
riproduttivo inizia a marzo con uno scambio di segnali
tra la femmina e il maschio. La deposizione delle uova
(circa 3-5) avviene tra aprile e maggio e la cova è
portata avanti dalla femmina mentre il maschio ha il
compito di procurare il cibo. I pulcini nascono dopo
circa 4 settimane di cova e abbandonano il nido dopo 5
settimane dalla nascita.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione degli habitat, aumento del
traffico veicolare di cui la specie è la vittima più
frequente tra gli Strigiformi.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II) |
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Germano reale
Anas platyrhynchos
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Anseriformes
Famiglia:
Anatidae
Nome
sardo:
Conchirde |
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Origine
zoogeografica:
Oloartica
Areale
di distribuzione:
Specie presente in Europa, Africa nord-occidentale, Asia
paleartica. In Italia è l’anatra più diffusa. Presente
in Sardegna come migratore parziale; alcuni individui
sono presenti per tutto l’anno e nidificano in gran
numero su quasi tutte le zone umide isolane.
Identificazione:
I sessi risultano differenziati: il maschio in primavera
e durante l’inverno ha il capo e il collo di color verde
scuro, collare bianco, petto bruno-rossiccio in
contrasto con le parti inferiori color grigio pallido,
coda bianca con le quattro penne centrali nere
arricciate (ricciolo) e parti posteriori generalmente
nerastre; il becco è giallo-verdognolo e le zampe
arancio. La femmina ha un piumaggio brunastro-fulvo con
striature e macchie brunastre e nerastre, con lo
specchio alare violetto tendente al porpora e becco
bruniccio. Durante l’estate i maschi perdono i colori
brillanti fino ad assumere una colorazione simile alle
femmine. Il piumaggio dei giovani è simile a quello
della femmina. Il maschio è lungo circa 57 cm con un
peso che oscilla tra i 1000-1500 g, mentre la femmina è
lunga 49 cm con un esodi
700-1000
gr. Rappresenta una fra le più grosse specie di anitre.
Il volo è rapido con colpi d’ala poco profondi. È capace
di alzarsi in volo dall’acqua quasi verticalmente.
Habitat:
Gregaria e molto socievole con gli individui
appartenenti alla stessa specie, eccetto che durante la
stagione delle cove quando si accoppia. Frequenta
habitat ricchi d’acqua e talvolta è presente anche negli
estuari o in prossimità delle coste. Si nutre
prevalentemente di sostanze vegetali ma anche di
insetti, molluschi, girini, avannotti. Cerca il cibo con
il becco e la testa immersi nell’acqua.
Riproduzione:
E’ una specie monogama come tutti gli Anatidi. La
stagione riproduttiva ha inizio a marzo con la
preparazione da parte della femmina del nido in
prossimità dell’acqua e ben nascosto . Depone dalle 8-12
uova. Le uova sono bianche verdastre e vengono covate
dalla femmina per circa 28 giorni.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione degli habitat, inquinamento
delle acque.
Status di
conservazione:
Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
Dir. CEE 79/409 All. I |
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Gheppio
Falco tinnunculus
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Falconiformes
Famiglia:
Falconidae
Nome
sardo:
Furittu |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-paleotropicale
Areale
di distribuzione:
Nidifica in gran parte dell’Europa. La popolazione
presente in Sardegna è da considerarsi sedentaria.
Identificazione:
Il Gheppio è un piccolo falco dalla sagoma snella e
agile, con le ali appuntite, la coda stretta barrata di
nero sul bordo e la testa rotondeggiante. Dimorfismo
sessuale. La parte superiore del maschio è color castano
rugginoso maculata mentre la parte inferiore è fulva con
delle macchioline nere. Vertice, nuca e collo presentano
una colorazione grigio ardesia-bluastra finemente
striata di nero. La femmina al posto delle macchioline è
barrata di scuro sia superiormente che inferiormente. La
testa è grigio nocciola striata di nero; fronte e
sopracciglio chiari. Sopraccoda grigio-bluastro con
barrature scure. Becco bluastro con punta nera e cera
gialla. Circoli orbitali, tarsi e zampe gialli. Iride
bruna. E’ lungo 34 cm. con un’apertura alare di 68-80
cm. e un peso di 230-270 g. Il maschio è leggermente più
piccolo della femmina. Nel volo attivo i battiti sono
rapidi e poco profondi, spesso interrotti da planate e
picchiate. Nel volteggio le ali sono piatte o
leggermente rivolte verso il basso; talvolta la punta è
tenuta lievemente aperta e la coda completamente
spiegata. La planata avviene ad ali rivolte all’ingiù.
Habitat:
L’habitat ideale della specie sono gli spazi aperti:
dalla pianura sino ad un’altitudine di 2000 metri.
Frequenta colline, coste, boschi, città, prati, paludi.
Il Gheppio è un abile cacciatore, e si nutre
principalmente di piccoli mammiferi, lucertole, insetti,
uccelli. Il terreno di caccia viene esplorato dall’alto.
Rimane sospeso nell’aria, sbatte le ali, apre a raggiera
la coda e osserva attentamente l’ambiente in cerca di
prede; individuata la preda, strategicamente piomba su
di essa.
Riproduzione:
Nidifica isolatamente oppure in colonie, in vecchi nidi
di altri uccelli, sulle rocce, all’interno di grosse
cavità di alberi ed in vecchie costruzioni. Depone 4-6
uova in maggio. La femmina è preposta per la cova mentre
il maschio cerca il cibo per entrambi.
Fattori di minaccia:
Alterazione e distruzione degli habitat, uso
indiscriminato di pesticidi, persecuzione.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna All. II; L.R.23/98 |
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Ghiandaia
Garrulus glandarius
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Passeriformes
Famiglia:
Corvidae
Nome
sardo:
Piga |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-orientale
Areale
di distribuzione:
Migratrice parziale, almeno per quanto concerne la parte
settentrionale dell’area di distribuzione. Specie
diffusa in Europa dal 65° parallelo nord al
Mediterraneo, Africa nord-occidentale, Asia Minore,
Palestina, ad est dalla Siberia fino a Sakkalin, Imalaia,
Cina e Indocina. In Sardegna è presente come stanziale
con la sottospecie endemica Garrulus glandarius ichnusae.
Identificazione:
Uccello lungo circa 32 cm con becco corto e robusto
leggermente uncinato in punta, di medie dimensioni e di
forme raccorciate. La colorazione è bruno rosato
superiormente, groppone bianco, coda nera, ventre e
sottocoda bianchi. Remiganti primarie bruno-nerastre
macchiate di bluastro e bordate di bianco nella parte
esterna, parte delle copritrici alari sono azzurre
barrate di nero. Zampe bruno pallide.
Habitat:
Di indole sospettosa frequenta principalmente nei
terreni boscati, spesso in piccoli gruppi rumorosi. Sul
terreno saltella, ma in modo impacciato. Si nutre
prevalentemente di sostanze vegetali, ma anche di
insetti lumache, ragni, piccoli, mammiferi e rettili.
Riproduzione:
Nidifica sugli alberi e già dal mese di gennaio inizia
il rituale di corteggiamento in gruppi su uno stesso
albero. Tra aprile e maggio la femmina depone 5-6 uova.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale
Grado di protezione:
DIR. CEE 409/79, All. II/2 |
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Merlo
Turdus merula
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Passeriformes
Famiglia:
Turdidae
Nome
sardo:
Meurra |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-orientale
Areale
di distribuzione:
Il suo areale è esteso. In Italia è presente tutto
l’anno. Nidifica su tutto il territorio sardo.
Identificazione:
Il Merlo è un uccello abbastanza noto, con i suoi 25 cm
di lunghezza, peso gr 80-100 e un’apertura alare di
30-40 cm. Il piumaggio del maschio è nero lucente con
becco e rima palpebrale giallo arancio vivo. La femmina
è grigio fumo con mento e gola grigiastri e il becco
nero. Entrambi i sessi hanno le zampe bruno scure. Il
pelo è morbido e folto. Il volo è basso e di breve
durata. Visto dal basso, il maschio è inconfondibile per
la colorazione nera e le remiganti più chiare.
Habitat:
E’ un uccello diffidente e astuto, trova subito riparo
se spaventato, mentre assume un atteggiamento confidente
quando non è disturbato. Frequenta quasi tutti gli
ambienti (orti, frutteti, giardini privati, zone a
macchia mediterranea, parchi,uliveti, campagne alberate)
provvisti di una sufficiente vegetazione per potersi
rifugiare. Si nutre sul terreno principalmente di
insetti ma non disdegna le bacche, i frutti, i semi. Si
posa sul terreno dove si muove saltellando con la coda
eretta e le ali quasi cascanti.
Riproduzione:
L’epoca degli amori inizia in marzo e si protrae fino a
luglio. I maschi difendono il loro territorio con
aggressività. Nidifica nelle siepi, cataste di legna,
cespugli, tra i rami di un albero, utilizzando erbe
secche, piccoli rametti, sterpi, foglie. Il nido
generalmente viene costruito dalla femmina, dove vengono
deposte da 3 a 5 uova covate per circa 2 settimane. I
giovani vengono accuditi da entrambi i genitori per
circa 13-14 giorni.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione degli habitat.
Status di
conservazione:
Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
Dir. CEE 79/409 All. II/2 |
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Pernice sarda
Alectoris
barbara
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Galliformes
Famiglia:
Phasianidae
Nome
sardo:
Perdiche |
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Origine
zoogeografica:
Mediterraneo macaronesica
Areale
di distribuzione:Specie
residente in Sardegna, Nord Africa e Gibilterra.
Nell’Isola è presente, con consistenze differenti,
pressoché in tutto il territorio e risulta assente solo
nell’Isola della Maddalena.
Identificazione:
Dimensioni medie, corporatura massiccia, ali e coda
corte ed arrotondate, becco robusto e leggermente
arcuato verso il basso. Il maschio è provvisto di uno
sperone nei tarsi che spesso si riscontra, in forma
abbozzata, anche nelle femmine. Gli adulti sono
riconoscibili per le zampe e il becco rosso, la gola
grigia con un collare castano e una macchia biancastra,
vertice castano con una striscia fulva sopra l’occhio.
Piume scapolari blu lavagna orlate di rosso. Le guance,
il collo, il mento sono grigi. Il colore della parte
superiore è bruno-ruggine e fianchi con larghe bande
bianche e nere, grigie-castane. Lunga 32-34 cm, può
raggiungere, nei maschi adulti, il peso di 450-500 gr.
Habitat:
La Pernice sarda è per natura gregaria; frequenta
prevalentemente le zone pianeggianti e collinari e
predilige gli ambienti diversificati, con cespugli e
macchia mediterranea bassa alternati a prati – pascolo
ed incolti, aree semiaride e coltivi. Granivora per
eccellenza, si nutre prevalentemente di cariossidi di
grano, oltreché di sostanze vegetali (frutti, semi)
selvatici; nelle prime fasi della vita ha una dieta
carnivora costituita essenzialmente da piccoli
invertebrati (vermi, lumache e insetti). Particolarmente
appetiti sono l’Inula viscosa, i cardi selvatici
e alcune piccole crassulente, ricche di acqua. Si sposta
generalmente pedinando sul terreno e solo se costretta
spicca il caratteristico volo. Sospettosa, se in
pericolo corre, di pedina, velocemente al riparo.
Riproduzione:
Raggiunge la maturità sessuale dal primo anno di età e
si riproduce già dalla primavera successiva alla
nascita. Si accoppia verso la fine dell’inverno e porta
a termine una sola covata da aprile a maggio. E’ una
specie monogama. L’incubazione portata avanti dalla
femmina dura 23-24 giorni. Durante la nidificazione la
Pernice sarda perde il suo istinto gregario e ogni
coppia vive separatamente dalle altre e solo quando i
piccoli sono abbastanza maturi si ricostituiscono in
gruppo. Le uova, in numero di 10-16, più raramente 20,
non vengono deposte in un vero e proprio nido, ma in
depressioni del terreno foderate da foglie secche, da
erbe e da scarsissimo piumino. Se la covata è andata
persa (ad esempio per predazione), può deporre una
seconda volta. I piccoli alla nascita sono ricoperti da
un piumino grigiastro con striature longitudinali
nerastre.
Fattori di minaccia:
Perdita e frammentazione dell’habitat e sue alterazioni.
Status di
conservazione:
Specie il cui status a livello regionale non è
sufficientemente conosciuto.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III);
Dir. CEE 79/409 All. |
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Piccione selvatico
Columba livia
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Columbiformes
Famiglia:
Columbidae
Nome
sardo:
Culumbu. |
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Origine
zoogeografica:
Cosmopolita
Areale
di distribuzione:
Presente in Sardegna come sedentario. Nidifica su gran
parte del territorio.
Identificazione:
È l’antenato dei piccioni domestici. Il piumaggio è
grigio ferro con riflessi verdi e lilla. Il groppone è
biancastro. Le spalle di profilo sono molto larghe. La
coda nella parte terminale è nera, con del colore bianco
sulle penne più esterne. Il volo è più rapido e più
basso del Colombaccio. È lungo 32 cm.
Habitat:
Sono uccelli sociali e vivono in gruppi talvolta molto
numerose. Frequenta coste rocciose marine e ambienti
circostanti, zone rocciose dell’interno. Si nutre
principalmente di sostanze vegetali raccolti
direttamente sul terreno o posandosi sugli alberi o
sugli arbusti.
Riproduzione:
Nidifica nei crepacci tra le rocce sul mare o
nell’entroterra, solitamente in colonie numerose. Il
nido è costituito da uno strato di ramoscelli e di
sottili steli, nel quale vengono depositate generalmente
due uova biancastre e lucide, covate da entrambi i
sessi.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata
Grado di protezione:
Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/1 |
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Picchio rosso maggiore
Dendrocopos major
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Piciformes
Famiglia:
Picidae
Nome
sardo:
Bicalìnna |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-orientalea
Areale
di distribuzione:
Distribuito dall’Africa nord-occidentale a buona parte
dell’Eurasia. Ben distribuito in tutte le regioni
italiane. In Sardegna e Corsica è presente con la
sottospecie Dendrocopos major harterti (Arrigoni,
1902).
Identificazione:
Lungo circa 20 cm, ha il becco nero appuntito e robusto,
i muscoli del collo ben sviluppati, le zampe dotate di
due dita avanti e due dietro per favorire la presa sui
tronchi e la coda rigida per attutire i contraccolpi. La
parte superiore del corpo è nera, con grandi macchie
bianche, mentre le parti inferiori sono bianche e il
sottocoda rosso vivo in entrambi i sessi. Nel maschio
adulto, a differenza della femmina, è presente una
macchia rossa sulla nuca.
Habitat:
Specie forestale spiccatamente territoriale, poco
tollerante con gli individui della stessa specie. Abita
la maggior parte degli ambienti alberati tra il livello
del mare e il limite superiore del bosco. In assenza del
suo habitat ideale colonizza anche altri ambienti quali:
parchi, giardini, coltivazioni di pioppo. Condizione
essenziale è la presenza di alberi di diametro
sufficiente per la nidificazione. Si nutre
essenzialmente di Artropodi forestali, sebbene integri
la sia dieta anche con semi e bacche.
Riproduzione:
Il periodo riproduttivo ha luogo in aprile-maggio. La
femmina depone un’unica covata di 4-6 uova, spesso in
corrispondenza del periodo di maggior abbondanza di
insetti utilizzati per nutrire i pulcini.
Fattori di minaccia:
Alterazione e contrazione dell’habitat ideale.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna All. II, L.R.23/98 |
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Storno nero
Sturnus unicolor
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Passeriformes
Famiglia:
Sturnidae
Nome
sardo:
Isturru |
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Origine
zoogeografica:
W-mediterranea
Areale
di distribuzione:
Specie stanziale in Sardegna
Identificazione:
Lungo 20 cm circa, si riconosce per la colorazione nera,
più scura nel maschio che nella femmina. Durante
l’inverno compaiono delle piccole macchie biancastre
agli apici delle piume e la colorazione si fa più
chiara. Becco giallo e zampe carnicine.
Habitat:
Frequenta le città e le campagne, spesso in compagnia di
altre specie di storni. Si osserva frequentemente mentre
saltella sul suolo alla ricerca di cibo.
Riproduzione:
Nidifica in anfratti, vecchi muri, fenditure e talvolta
sugli alberi.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna allegato II |
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Tortora
Sterptopelia turtur
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Columbiformes
Famiglia:
Columbidae
Nome
sardo:
Trùture |
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Origine
zoogeografica:
Eurocentroasiatico-mediterranea
Areale
di distribuzione:
In Sardegna nidifica su quasi tutto il territorio.
Identificazione:
Della famiglia dei Columbidi è il rappresentante più
piccolo. È lunga 27 cm. con un peso di 145-160 g. Ha il
corpo slanciato, la testa piccola e il becco breve. Il
piumaggio è marrone chiaro con striature nerastre sul
collo. La coda graduata di colore nero con bordi
bianchi. Il collo presenta delle striature bianche e
nere. Gli occhi e le zampe sono rossi. Gola e petto
rossicci.
Habitat:
La Tortora è un uccello molto diffidente che
generalmente vive a coppie o in piccoli gruppi,
riunendosi in branchi solamente durante la migrazione o
la nidificazione. Frequenta i boschi o zone aperta in
prossimità dell’acqua, presso radure erbose. Si nutre di
semi, germogli ma non disdegna piccoli invertebrati.
Riproduzione:
E’ specie monogama. Durante la
stagione riproduttiva. che è compresa tra metà maggio e
giugno-luglio. i maschi compiono parale nuziali in volo,
sui rami o sul terreno e fanno udire un insistente
tubare. Il nido viene preparato sia dal maschio che
dalla femmina sugli alberi o su alti e folti cespugli in
mode grossolano, utilizzando stecchi, ramoscelli e
radici intrecciati. A voile viene utilizzato il nido di
altri uccelli. La femmina depone normalmente due uova
con intervallo di un giorno e mezzo, e vengono covate a
turno anche dal maschio per circa 14gioni. I piccoli
sono alimentali da entrambi i genitori col secreto
cascoso prodotto dal gozzo ed all’età di circa tre
settimane lasciando il nido. Depone in genere due volte
all’anno.
Fattori di minaccia:
Distruzione di habitat favorevoli alla nidificazione,
uso di erbicidi, pressione venatoria eccessiva.
Status di
conservazione:
Specie non sufficientemente conosciuta a livello
regionale, vulnerabile a livello nazionale ed europeo.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2 |
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Upupa
Upupa epops
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Coraciiformesformes
Famiglia:
Upupidae
Nome
sardo:
Pubùsa |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-paleotropicale
Areale
di distribuzione:
Specie politipica, durante la stagione riproduttiva è
distribuita uniformemente in tutto il territorio
nazionale ad eccezione delle aree di alta montagna e
delle piccole isole.
Identificazione:
L'upupa è un uccello caratterizzato dal piumaggio
piuttosto vistoso, con colori vivaci osservabili
soprattutto durante il volo. Possiede un lungo becco
sottile e leggermente incurvato. Facilmente
riconoscibile per la presenza di vistose bande bianche e
nere sulle ali e sulla coda, mentre il resto del corpo
assume una colorazione bruno rossastra. Vistosa cresta
erettile sulla nuca che viene ripiegata durante il volo.
Habitat:
Tipica specie delle aree pianeggianti e di collina.
Frequenta i margini di boschi, frutteti, coltivi,
castagneti. Si nutre di una grande varietà di insetti ma
non disdegna gli anellidi e piccoli anfibi e rettili.
Riproduzione:
La nidificazione avviene generalmente in ambienti
alberati ma non umidi, nelle cavità degli alberi o nelle
rovine. La femmina depone 4 o 7 uova, piccole ed
allungate di colore verde-biancastro e ricoperte di
puntini bianchi.
Fattori di minaccia:
La specie ha uno status di conservazione favorevole in
Europa. Le cause principali di minaccia sono causate
dalle trasformazioni ambientali degli ecosistemi agrari
e forestali.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II) |
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GRUCCIONE
Merops apiaster
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Coraciiformes
Famiglia:
Meropidae
Nome
sardo:
Marrangau |
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Origine
zoogeografica:
Euroturanico-mediterranea
Areale
di distribuzione:
Il
gruccione nidifica in Africa nord-occidentale e
meridionale, in Europa e Asia centro-meridionale;
l’areale di svernamento sembra distinto in due aree
principali rispettivamente in Africa sud-orientale ed
occidentale. La popolazione attuale di coppie
nidificanti nel territorio italiano è di circa 4000-6000
coppie. La maggior parte della popolazione nidificante
risulta distribuita in Sardegna.
Identificazione:
Uccello
inconfondibile, dalla livrea particolarmente colorata,
lungo 27 cm. La testa e la parte iniziale del dorso sono
castane, per poi sfumare nei colori rosso, giallo e
turchese alla fine della coda. La gola è giallo
brillante mentre le parti inferiori sono verde-blu. Ha
il becco lievemente incurvato, lungo quanto la testa.
Anche le ali sono coloratissime, ricche di sfumature
rosse e blu fino al nero. Le zampe sono bruno-violetto e
l'iride è rosso.
Riproduzione:
Nidifica in
colonie spesso formate da decine di individui,
direttamente all’interno di un cunicolo scavato nel
terreno da entrambi i sessi. I terreni preferiti per la
costruzione del nido sono quelli argillosi e sabbiosi.
La femmina depone circa 5-6 uova.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione
degli habitat.
Status di
conservazione:
Specie non minacciata a livello regionale.
Grado di protezione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato II) |
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OCCHIONE
Burhinus oedicnemus
Phylum:
Chordata
Classe:
Aves
Ordine:
Charadriiormes
Famiglia:
Burhinidae
Nome
sardo:
Ziruliu |
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Origine
zoogeografica:
Paleartico-orientale
Areale
di distribuzione:
La
sottospecie nominale nidifica in Europa e nella Turchia
nord-orientale. In Italia si riproduce nelle due isole
maggiori e in alcune aree scarsamente antropizzate della
penisola (Gargano, Murge, Maremma tosco-laziale, magredi
friulani e Pianura Padana centro-occidentale).
Identificazione:
Uccello
grande, piuttosto tarchiato, bizzarro, facilmente
distinguibile per la forma del capo arrotondato e gli
occhi grossi gialli. Piumaggio striato bruno rossiccio e
bianco con delle macchie nere, la parte inferiore è più
chiara. Becco robusto e corto, dalla colorazione gialla
e nera. Le zampe giallastre sono lunghe e robuste. Volo
generalmente basso, con ridotti colpi d’ala alternati
talvolta da lunghe planate.
Habitat:
L’Occhione è
una specie dalle abitudini prevalentemente notturne.
Occupa ambienti aridi, prati, coltivi, pascoli, spesso
in prossimità di zone umide. Specie terricola, si nutre
di vermi, insetti e molluschi, talvolta di piccoli
mammiferi e nidiacei.
Riproduzione:
Nidifica
generalmente sul terreno aperto, con un ottima visuale.
Le densità riproduttive sono normalmente basse (0,5-3
coppie/Km²), ma si nota una certa tendenza
all’aggregazione dei nidi. La riproduzione ha inizio tra
aprile e i primi di maggio.
Fattori di minaccia:
La specie ha
subito un forte declino dopo la metà del XX secolo in
concomitanza della bonifica agricola e successivo
utilizzo massiccio di pesticidi. La diminuzione del
pascolo nelle aree steppiche ha ulteriormente costretto
l’habitat residuo per l’Occhione.
Status di
conservazione:
Specie a
status indeterminato a livello regionale e nazionale,
non sufficientemente conosciuta a livello europeo.
Grado di protezione:
Convenzione
di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. I; L.R.23/98. |
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Geologia del territorio |
Alberi
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Arbusti
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Erbe
| Fauna
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JOVIS -
"Sos oros de su lagu", vico Gennargentu 8, Bidonì (OR)
SARDEGNA - ITALIA P.IVA
0110620958
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