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ASFODELO
Asphodelus microcarpus
Famiglia:
Liliaceae
Nome sardo:
Iscaria |
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Corologia:
Tipica del bacino del Mediterraneo.
Descrizione:
Pianta eretta, bella e vistosa, alta fino 150 cm., è
un’erbacea perenne, con radici tuberizzate, fusiformi o
irregolari ricche in sostanza amilacee e pectiche che,
in periodi di carestia, furono utilizzate come alimento.
Il fusto cilindrico è eretto e robusto, di colore verde
e privo di foglie. Le foglie sono tutte basali , lunghe
e strette e con sezione triangolare appiattita.
Infiorescenza ramificata, piramidale, poggiante su un
robusto scapo, con brattee da membranose a
verde-pallido, e fiori numerosi bianchi pedicellati, con
peduncolo di 5-7mm, 6 tepali bianchi con nervatura
centrale bruno-rossiccia. I frutti sono piccole capsule
di forma sferica, prima verdi, poi rossastre, i cui semi
saranno pronti per la riproduzione in settembre.
Fenologia:
Fiorisce da febbraio a maggio, i frutti maturano a tarda
estate – inizio autunno, contestualmente alla
disidratazione ed essiccamento del fusto.
Habitat:
Considerata infestante dei pascoli, non è molto gradita
dagli animali. Vegeta nei bordi delle strade, in zone
caratterizzate da terreni secchi e sassosi, poveri di
humus e degradati, in genere troppo sfruttati dal il
pascolo.
Usi e curiosità:
Dalla pianta di asfodelo si ricava un ottimo miele; dal
gambo si producono i nastri per l'intreccio dei cestini.
In Sardegna il suo fiore viene spesso riportato come
disegno nella tessitura, nella ceramica, nell’intarsio. |
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CAROTA SELVATICA
Daucus carotaL.
Famiglia:
Umbelliferae
Nome sardo:
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Corologia:
Di provenienza eurasiatica successivamente si è diffusa
in tutte le zone del mondo. Tipo corologico:
Paleotemperata divenuta Cosmopolita.
Descrizione:
Pianta erbacea biennale con fusto eretto, ispido per la
presenza di peli rigidi, ramoso nella parte finale;
radice fittonante, carnosa e abbastanza grossa; durante
il primo anno di vegetazione compaiono le foglie basali
mentre nel secondo anno compare il fusto alto fino a 70
cm. Foglie a contorno lanceolato munite di picciolo, con
superficie che varia da glabra e lucida a tomentosa e
grigiastra; le foglie del fusto sono pennatosette con
segmenti lineari. I fiori sono raccolti in ombrelle a
20-40 raggi di colore bianco o roseo. La colorazione del
fiore centrale di ogni ombrella è rosea o più spesso
porporino scuro ed è sterile, ciò permette di
riconoscere la carota da altre specie simili. Frutto
ovoide composto da due acheni addossati circondati da
una fila di aculei più piccoli.
Fenologia:
Fioritura aprile-ottobre.
Habitat:
Specie diffusa dal livello del mare fino ai 1400 metri
di altitudine nelle zone aperte e soleggiate, lungo gli
incolti e prati aridi.
Usi e curiosità:
Specie disponibile in commercio con un grande numero di
varietà. Pianta utilizzata in fitoterapia per combattere
alcuni disturbi dell’apparato dirigente, apparato
urinario, apparato respiratorio, apparato vascolare ecc.
In veterinaria viene utilizzata per curare la
costipazione e la bolsaggine del cavallo. In passato si
utilizzavano gli steli per legare i covoni di grano. |
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CIPOLLACCIO
Leopoldia comosa(L.)
Parl.
Famiglia:
Liliaceae
Nome sardo:
Alideddu
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Corologia:
Il Cipollaccio è diffuso in tutta la regione
mediterranea. Tipo corologico: Euri-Mediterraneo.
Descrizione:
Pianta erbacea perenne alta 15-80 cm, con bulbo di 2,4
cm di diametro. Il fusto eretto, cilindrico, termina con
infiorescenza. Le foglie in numero di 2-4 nascono dal
bulbo, lanceolato-lineari, carnose e lunghe 10-20 cm.
Infiorescenza a racemo terminale di forma piramidale
composto nella parte inferiore da fiori fertili e
all’apice da un ciuffo di fiori sterili. Corolla
cilindrica violacea-olivastra; fiori sterili piccoli di
un bel colore azzurro-violaceo. Il frutto è una capsula
ovoidale che si apre a maturità in tre valve contenenti
minuti semi neri.
Fenologia:
Maggio-giugno.
Habitat:
Specie diffusa dal livello del mare fino a 1500 metri di
altitudine su campi abbandonati, bordi strade, incolti
aridi.
Usi e curiosità:
La lunghezza e l’aspetto dell’infiorescenza di questa
pianta sono spesso incostanti. I principi attivi del
Cipollaccio attualmente non sono ancora ben noti e il
suo utilizzo si limita a quello esterno. In cucina il
bulbo è utilizzato come ingrediente per frittate e
insalate. |
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ORTICA COMUNE
Urtica dioica L.
Famiglia:
Urticaceae
Nome sardo:
Ortikada |
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Corologia:
E' una specie subcosmopolita (Europa, Asia, Africa
settentrionale, America), in Italia è diffusa in tutte
le regioni.
Descrizione:
Pianta erbacea perenne alta 30-150 cm, rizomatosa che,
come dice il nome, porta fiori femminili e maschili su
due piante diverse. Il fusto è eretto a sezione
quadrata. Il rizoma stolonifero-strisciante, giallastro.
Ha foglie opposte a forma di cuore, ovali, con denti
triangolari, pelose, picciolate, con lamina di norma 2-4
volte più lunga che larga e lungamente acuminata. Sia il
fusto che le foglie sono ricoperti di peli urticanti, il
cui secreto contiene un liquido irritante. I minuscoli
fiori, unisessuali, sono di colore giallo-verde raccolti
in infiorescenze a pannocchia poste all'ascella delle
foglie. I fiori maschili a 4 tepali subeguali irsuti e 4
stami; i fiori femminili, a 4 tepali irsuti di cui i 2
interni più grandi degli esterni, possiedono stimmi con
l'apice arrossato. I semi sono acheni ovali. L’
impollinazione è anemofila.
Fenologia:
Fiorisce da aprile a luglio.
Habitat:
Diffusa in tutto il mondo, l'ortica si trova fino ad
un'altitudine massima di 2.400 m. Cresce nei terreni
incolti, vicino alle case, lungo i viottoli, fra i
detriti, nei boschi e lungo le siepi. Predilige luoghi
umidi o ruderali, con terreno ricco di nitrati, corsi
d’acqua.
Usi e curiosità:
In medicina l’Ortica viene utilizzata contro l'anemia,
come tonico, contro i reumatismi, per il benessere della
pelle e dei capelli. L'ortica e' preziosa anche per
l'alimentazione. Le sue sommita' fresche, raccolte prima
della fioritura, sono utilizzate in gastronomia per la
preparazione di frittate e minestre. In agricoltura si
utilizza insieme al mangime per le galline, per
migliorare la produzione di uova. Attorno a questa
pianta che cresce in mezzo ai ruderi sono nate anche
molte leggende. Sono credenze popolari antiche che
attribuivano all'ortica virtù magiche. |
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SMILACE
Smilax aspera L.
Famiglia:
Liliaceae
Nome sardo:
Titione |
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Corologia:
Questa specie è diffusa nell’Europa meridionale e nella
regione mediterranea, soprattutto nel nord Africa. In
Italia è comune in tutte le regioni, particolarmente
quelle costiere del Centro-Sud e nelle Isole. E’ assente
invece in Piemonte e nel Trentino.
Descrizione:
Liana sempreverde, rampicante spinoso dai fusti
cilindrici, legnosi, glabri, con spine rivolte
all'indietro e quindi particolarmente offensive. I rami
sottili sono di colore verde o rossiccio, con internodi
alterni. Le foglie sono coriacee, lucide, cuoriformi con
apice acuto, dal margine intero, dentellato e/o spinoso,
picciolo lungo sino a 2 cm con alla base due viticci.
Fiori giallastri a 6 petali, infiorescenze unisessuali
terminali alla base delle foglie. Il frutti, costituiti
da una bacca sferica di 5-9 mm, di colore rosso scuro,
molto decorativo, sono raccolti in grappoli.
Fenologia:
Fiorisce subito dopo le prime piogge autunnali e dura
fino a novembre.
Habitat:
Specie eliofila, indifferente al substrato cresce sulle
macchie, adagiandosi e/o sollevandosi sugli arbusti e
sugli alberi, dando luogo spesso a formazioni fitte ed
impenetrabili. Vive dal livello del mare fin oltre i
1000 mt.
Usi e curiosità:
Le sue radici vengono impiegate come depurativo del
sangue e contro le malattie renali. In alcune regioni i
germogli freschi vengono conservati sott'olio previa
scottatura in aceto e le parti tenere della pianta si
consumano in frittata. Sia il frutto che le foglie della
stracciabraghe possono essere utilizzate in tintoria. |
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TIMO ERBA BARONA
Thymus herba-baronaLoisel
Famiglia:
Labiatae
Nome sardo:
Armidda |
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Corologia:
Specie endemica di Sardegna e Corsica.
Descrizione:
Suffrutice pulvinoso, molto ramificato alla base, con
fusti legnosi sub-eretti o striscianti, emana una forte
profumazione aromatica. Foglie lineari-lanceolate,
brevemente spicciolate, a margine intero con nervatura
centrale evidente. I fiori sono riuniti in
verticillastri all'ascella delle foglie superiori,
formando spicastri terminali con numerosi fiori con
corolla bilabiata, rosea, e calicee con 5 denti acuti.
Semi piccoli debolmente glabri.
Fenologia:
La specie fiorisce in estate da maggio a settembre.
Habitat:
E’ diffuso sui pendii aridi e ventosi della Sardegna e
della Corsica dagli 800 metri slm a 2000 metri di
altitudine, spesso in associazione ad altre camefite
spinose.
Usi e curiosità:
Nella medicina popolare sarda il timo veniva raccolto
durante il periodo estivo ed utilizzato come sedativo,
diaforetico, antielmintico, decongestionante delle vie
respiratorie nei raffreddori, contro la dissenteria e
problemi gastrici.
La pianta è chiamata in vernacolo "Amenta de Santa
Maria", poiché nella medicina popolare era utilizzata
per regolare il flusso mestruale e quindi, come altre
piante aromatiche efficaci nella cura dei disturbi
femminili, è dedicata alla Madonna.
Il timo è utilizzato come condimento, aromatizzante dei
cibi, arrosti, formaggi, sanguinaccio, olive confettate.
Il suo aroma si utilizza anche per mitigare il forte
sapore della selvaggina conferendole un gusto più
appetibile.
Il timo viene coltivato nei giardini come pianta
ornamentale o come pianta aromatica. La sua coltivazione
non presenta un'eccessiva difficoltà, la piantagione
richiede solo un terreno leggero, alquanto arido e molto
soleggiato. |
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TRIFOGLIO INCARNATO O ROSSO
Trifolium incarnatum
L.
Famiglia:
Leguminosae
Nome sardo:
Trivòdzu
ruiu |
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Corologia:
In Italia si trova in Liguria, Trieste, in genere in
tutta la Penisola escluse le Marche e l'Abruzzo, è
presente inoltre in Sicilia, Sardegna e Corsica. Tipo
corologico: Euri-mediterraneo.
Descrizione:
Pianta erbacea annuale o biennale, alta 10-40 cm,
mollemente pubescente, con fusti robusti, eretti,
semplici o ramificati. Radice fittonante, non molto
profonda. Le foglie, alterne, trifogliate, sono composte
da foglioline obcordate. Alla base delle foglie sono
presenti delle stipole membranose, biauricolate. I
capolini fiorali, solitari, apicali, sono inizialmente
ovato-oblunghi, poi cilindrico-conici. Il calice, lungo
8-10 cm., ha un tubo breve e denti allungati, lanceolato
lesiniformi, ristretti alla base. La corolla, di colore
rosa più o meno intenso, generalmente supera di poco le
lacinie calicine. Il frutto è un legume contenente pochi
semi.
Fenologia:
Fiorisce da aprile a giugno.
Habitat:
Cresce nei campi, margini delle strade, luoghi incolti
ed aridi, dal piano montano a 2000 m di altitudine.
Resistente al freddo, predilige i terreni sciolti, ma
vegeta anche su quelli acidi, poco fertili, e
rappresenta una pianta interessante per i terreni
asciutti e poveri di calcare, dove la veccia ed il
pisello forniscono produzioni scadenti.
Forma biologica:
Terofita scaposa.
Usi e curiosità:
E’ una pianta mellifera. La specie fu coltivata dapprima
in Germania, nel 1796, quindi introdotta nel 1818 negli
Stati Uniti. Data la resistenza viene coltivata nelle
zone più calde, talvolta in alternanza delle colture dei
cereali, mostra resistenza alla malattie. La specie è
utilizzata come ottima pianta foraggera, anche se,
qualora ingerita fresca in grande quantità, può
determinare il timpanismo. Il trifoglio rappresenta uno
dei motivi fitomorfi ricorrenti nell'arte tessile Sarda,
ad esempio nel Logudoro per la coperta si usa un tralcio
con trifogli. In Campidanese è conosciuto come "trevùllu
arrùbiu” proprio per la sua forma e il suo colore. |
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TRIFOGLIO DEI PRATI O VIOLETTO
Trifolium pratense
L.
Famiglia:
Leguminosae
Nome sardo:
Trivòdzu |
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Corologia:
La specie è distribuita principalmente nelle regioni
temperate e subtropicali dell'emisfero boreale del
globo, rifuggendo solo l'eccessiva umidità o aridità del
suolo. Tipo corologico Eurosiberiano divenuto
Subcosmopolita. In Italia il trifoglio dei prati è molto
comune e diffuso.
Descrizione:
Pianta erbacea perenne, alta 10-40 cm., con rizoma
strisciante, legnoso, avvolto da guaine scure e fusti
cespugliosi, ascendenti o striscianti, più o meno
ramificati. Le foglie trifogliate, sono composte da
foglioline ovato-ellittiche, quasi sempre con una
caratteristica macchia biancastra a forma di "V" sulla
pagina superiore. Alla base delle foglie sono presenti
due stipole lanceolate, bianco-mambranacee, rigonfie,
terminanti in una coda setaceo-aristata. I capolini
fiorali, larghi 2-4 cm, ascellari, solitari o appaiati,
hanno forma ovoidale o globosa. Il calice, lungo 5-8 mm,
ha un tubo corto, peloso a denti ineguali, allungati. La
corolla di colore rosa-violaceo più o meno intenso, è
lunga 12-16 mm. Il frutto è costituito da un piccolo
legume contenente un unico seme.
Fenologia:
Fiorisce da maggio a settembre.
Habitat:
Il trifoglio si può trovare ovunque, dal livello del
mare fino ai 2600 metri d'altezza, nei prati, lungo i
sentieri, nelle radure, nei pascoli di pianura e
montagna, nei coltivi. È molto resistente al freddo e
predilige di norma i terreni argillosi.
Usi e curiosità:
Puramente consumato come fieno fresco è talmente
apprezzato dal bestiame da essersi meritato il nome di
"pane del latte". Oltre che importante pianta foraggera,
il trifoglio rosso è utilizzato anche nella rotazione
agraria per l'arricchimento del suolo e l'incremento
delle proprietà nutritive dell'erba. I trifogli,
infatti, presentano sulle radici, dei piccoli tubercoli,
di forma cilindrica e lunghi qualche millimetro,
contenenti batteri (Rhizobium trifali) in grado di
trasformare l'abbondante azoto presente nell'aria in
sali minerali essenziali alla crescita delle piante
stesse. Il trifoglio pratense è anche un'importante
pianta mellifera, essendo in alcune località l'unica
fonte di nettare e di polline per le api nei mesi
estivi, anche se il suo più affezionato impollinatore ad
ogni modo sembra essere il bombo, i cui nidi si trovano
nella terra, lungo i campi, nei boschetti e nei prati
incolti. Dai fiori essiccati si ottiene un olio volatile
ed un colorante giallo. Dioscoride, i cui scritti in
campo botanico e farmaceutico rimasero validi fino al
XVIII secolo, riferiva di un certo trifoglio acuto,
dall'odore intenso e dalle foglioline lanose, assai
diffuso in Sicilia e di grande utilità contro i morsi
dei serpenti, oltre ciò ne consigliava ulteriori
utilizzi. Semi, foglie e radici della pianta erano
indicati per "il mal caduco" (epilessia), l'idropisia e
i dolori al costato, per agevolare minzioni e mestrui e
per guarire febbri terzane e quartane. |
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VESPARIA
Ophrys apiferaHudson
Famiglia:
Orchidaceae
Nome sardo:
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Corologia:
Specie rara presente in tutto il territorio nazionale.
Assente nelle Alpi e nelle pianure alluvionali. Tipo
corologico: Eurimediterraneo.
Descrizione:
Pianta slanciata alta 15-50 cm, con infiorescenza lassa
e allungata. Foglie di colore verde chiaro prossime al
grigio, oblungo-lanceolate. Tepali esterni ovati, acuti,
color roseo o bianchi con una linea mediana verde; gli
interni più corti degli esterni, ottusi, pubescenti,
triangolari, verdastri. Labello vellutato,
bruno-rossastro con linee gialle, profondamente
trilobato; il lobo mediano dilatato e bilobato
all’apice, i laterali con due gibbosità villose di
colore bruno-giallastro, piccoli, stretti, divergenti.
Rostro lungo e flessuoso.
Fenologia:
Aprile-metà luglio
Habitat:
Predilige i prati, gli uliveti, i pascoli, le macchie,
dal piano fino agli 800 m raramente 1500 m s.l.m., su
suolo calcareo umido o relativamente asciutto.
Forma biologica:
Geofita bulbosa.
Usi e curiosità:
Il termine apifera fa riferimento alla forma del labello
che imita l'addome delle api Il meccanismo di
impollinazione delle orchidee del genere Ophrys è basato
sull’emissione di sostanze volatili (feromoni) capaci di
di esercitare una forte attrazione sessuale sui maschi
di alcune specie di Imenotteri; ma anche da stimoli
tattili e visivi. Qualora il fiore non venga visitato
dagli insetti, la specie è capace di effettuare l’autofecondazione,
molto utile nel caso in cui la pianta cresca in luoghi
dove gli insetti scarseggiano. |
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Geologia del territorio |
Alberi
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Arbusti
| Erbe
| Fauna
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JOVIS -
"Sos oros de su lagu", vico Gennargentu 8, Bidonì (OR)
SARDEGNA - ITALIA P.IVA
0110620958
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